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Lotta allo spreco. Dalla distribuzione, alla vendita, al consumo finale. Parte seconda

30 Gennaio 2021

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel suo report Making Better Policies for Food Systems, prevede che i sistemi alimentari forniranno cibo ad una popolazione mondiale che crescerà fino a quasi 10 miliardi entro la metà del secolo. Questo porterà i sistemi alimentari ad una situazione di stress perché non solo questi dipendono fortemente dall’ambiente, ma esercitano anche pressioni importanti su di esso, come ad esempio: emissioni di gas serra , un uso elevato  di  acqua e di suolo.

Lo stesso report mostra anche che circa 2 miliardi di persone attualmente nel mondo non hanno accesso regolare a cibo sufficiente, sicuro e nutriente ed un numero ancora maggiore è in sovrappeso o a rischio di obesità.  È necessario quindi,  fare nuove scelte politiche per un cambiamento sostenibile che si fondino su tre valori fondamentali: la qualità della produzione, il valore nutritivo e i costi ambientali.

La relazione tra cibo e ambiente chiama in causa un altro tema importante che è quello dello spreco di cibo.

In Italia, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha stilato il rapporto Spreco Alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” dal quale emergono dati interessanti. Ad esempio, si nota che: “ad incrementi globali di fabbisogno (di cibo) seguono eccessi di prelievi, forniture, consumi e aumenti esponenziali dello spreco (32 volte superiori rispetto a quelli del fabbisogno)”. Questo accade negli attuali sistemi di produzione industriale dove il profitto economico sembra l’unica realtà di cui tenere conto.

Come abbiamo spiegato qui, a parità di risorse usate i sistemi agro-ecologici diversificati e di piccola scala sono più sostenibili nel medio-lungo periodo rispetto ai grandi sistemi agro-industriali. Infatti, secondo il rapporto dell’ISPRA, consumano in totale molte meno risorse, forniscono un valore nutrizionale superiore e producono da 2 a 4 volte meno sprechi. Bisogna ad ogni modo porre attenzione su come sono calcolati i livelli di spreco; infatti questi sono strettamente legati alla struttura di ogni sistema alimentare. Un conto è calcolare lo spreco a valle,  a partire  dalla eccedenza prodotta cercando che non diventi cibo sprecato, un conto è calcolarlo a monte considerando tutti i possibili sprechi che possono esserci nel processo produttivo. Perché un cambiamento sistemico sia efficace è necessario mettere in discussione tutto il processo produttivo e non soltanto l’ultima parte.

Per una riduzione degli sprechi più efficace,  infatti,  un impegno supplementare andrebbe rivolto alla prevenzione strutturale delle eccedenze, basandosi su una serie di interventi, che includono: la pianificazione di modelli alimentari e acquisti pubblici sostenibili, le politiche locali alimentari, l’educazione alimentare e la crescita della consapevolezza, il supporto a reti alimentari locali, solidali, di piccola scala ed ecologiche, la tutela dell’agricoltura contadina e dell’accesso alla terra, l’agro-ecologia e la tutela dell’agro-biodiversità, l’agricoltura sociale, urbana/peri-urbana e in aree interne, il contrasto agli illeciti, il sostegno alle attività di ricerca, le iniziative istituzionali, la cittadinanza attiva. 

A questo proposito, in Italia, nel settembre 2016 è entrata in vigore la legge Gadda che persegue la finalità di riduzione dello spreco di cibo lungo tutta la catena della produzione e della distribuzione, semplificando la struttura normativa e favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza. 

Infine, i dati dell’annuale rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher, realizzato da SWG e da Last Minute Market, ci mostrano come lo spreco domestico sia il più pesante, infatti rappresenta i quattro quinti del totale; anche la distribuzione ha comunque  il suo peso che ammonta a 220mila tonnellate di cibo gettato l’anno, pari a 18,7 chili di cibo per metro quadrato di superficie di vendita.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema offrendo soluzioni rivolte ad imprese o enti. 

Equoevento Onlus è una organizzazione senza scopo di lucro, nata nel dicembre del 2014 a Roma dall’idea di quattro giovani professionisti che, rendendosi conto dell’enorme spreco di cibo durante gli eventi, hanno scelto di porvi rimedio recuperando e donando le eccedenze alimentari a enti caritatevoli, case famiglia, poveri e bisognosi. Si rivolge a privati ma anche a a imprese ed enti che fanno eventi, rinfreschi o catering. Attraverso la rete di volontari di Equoevento il cibo prodotto in eccesso negli eventi e non consumato, viene ritirato e donato ai meno fortunati. Sottraendo il cibo alla logica dello spreco si effettua un’azione di sostenibilità, perché da potenziale rifiuto il cibo in eccesso diventa importante risorsa, riducendo le emissioni di CO2 e aiutando chi ne ha bisogno.

Partendo dal Lazio, dove è nato, Equoevento ora opera anche in Lombardia, Torino, Lecce, Parigi e Madrid.

CIR Food, cooperativa italiana nata nel 1992, opera nella ristorazione collettiva e commerciale e incentiva azioni di educazione ambientale con l’obiettivo di educare gli utenti a minor spreco di cibo. Infatti, in molte realtà che gestisce ha promosso la sottoscrizione di protocolli di intesa con comuni, privati, Asl e associazioni al fine di recuperare le eccedenze alimentari e donarle ad enti caritatevoli.

In molte scuole poi, per educare i bambini a recuperare il cibo anziché buttarlo, ha introdotto il progetto “Aiutaci a ridurre lo spreco”: ai bambini viene dato un sacchettino di cotone biologico da usare per portare a casa cibo non deperibile non consumato a scuola, per esempio frutta e pane.

L’idea di Last Minute Market è di trasformare lo spreco in risorsa. Last Minute Market è un’iniziativa sociale nata nel 1998 per affiancare le aziende della Grande Distribuzione Organizzata nel recupero delle eccedenze alimentari. Ogni anno, infatti, vengono smaltite 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari consumabili, pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di euro. Il progetto, della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna e coordinato dal Professore Andrea Segré, ha l’obiettivo di quantificare gli sprechi commestibili legati alla grande distribuzione del settore alimentare per promuoverne un riutilizzo all’interno dei circuiti della solidarietà.

Oggi, gli ambiti di azione si sono ampliati ad altre tipologie di beni non alimentari, ad esempio i farmaci. Last Minute Market promuove un’azione di sviluppo locale sostenibile, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale. Infatti, permette non solo di sopperire alle necessità materiali di determinate fasce di cittadini, ma assume anche un’interessante valenza educativa nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica alle problematiche dello spreco incentivando il consumo consapevole. Dal 2019 Last Minute Market si è trasformata in impresa sociale.

Abbiamo approfondito il tema della lotta allo spreco alimentare nel b2b anche con il nostro format Spuntini Circolari

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