Ottavia Nuti Budini Gattai, Author at Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/author/ottavia-nuti-budini-gattai/ l'economia che gira bene Tue, 06 Jul 2021 10:38:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.4 https://www.mercatocircolare.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-Temp_IconaLogoMC2020_bluDark-32x32.png Ottavia Nuti Budini Gattai, Author at Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/author/ottavia-nuti-budini-gattai/ 32 32 Simbiosi Industriale: un approccio collettivo per la creazione di nuove sinergie https://www.mercatocircolare.it/simbiosi-industriale-un-approccio-collettivo-per-la-creazione-di-nuove-sinergie/ Wed, 30 Jun 2021 16:12:14 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1763 Che cosa accomuna rinoceronti, uccelli guardiani, e imprese che si scambiano materia, energia e competenze? Il concetto di simbiosi. Nel primo caso si tratta di […]

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Che cosa accomuna rinoceronti, uccelli guardiani, e imprese che si scambiano materia, energia e competenze? Il concetto di simbiosi. Nel primo caso si tratta di simbiosi naturale: gli uccelli guardiani puliscono il dorso dei rinoceronti dai parassiti e in cambio hanno cibo facile assicurato, i parassiti appunto. Nel secondo caso di parla di Simbiosi Industriale (SI) concetto formalizzato ufficialmente nel 2000 da Marian Ruth Chertow che la definisce come un processo che coinvolge industrie tradizionalmente separate in un approccio collettivo, in cui avviene uno scambio fisico di materiali, energia, acqua, e/o sottoprodotti. Caratteristiche della simbiosi industriale sono la collaborazione e le possibilità sinergiche offerte dalla vicinanza geografica, dove i prodotti di scarto e i sottoprodotti di un’azienda o di un’attività industriale possono diventare materie prime per un’altra azienda o per un altro processo produttivo. 

L’EU ha classificato la SI come approccio utile al perseguimento degli obiettivi di economia circolare a partire dai primi  documenti Towards a circular economy: A zero waste programme for Europe”Closing the loop-An EU action plan for the Circular Economy(2015)”, fino all’ultimo Piano di azione per l’economia circolare (2020). Infatti, è un approccio che promuove l’innovazione aziendale facilitando il raggruppamento di attività, evita che i sottoprodotti diventino rifiuti e contemporaneamente, facilita la creazione di un mercato di sottoprodotti.

I fattori chiavi della Simbiosi industriale

Come abbiamo detto i fattori chiave della SI sono la collaborazione tra attori e le possibilità sinergiche offerte dalla prossimità geografica. Ma quali sono le modalità per condividere le risorse tra stakeholders? Innanzitutto lo scambio di sottoprodotti/rifiuti, ovvero l’uso di materiali tradizionalmente scartati o rifiuti, come sostituti di materie prime o prodotti commerciali. Gli scambi di sottoprodotti possono migliorare l’efficienza delle risorse di un’azienda sfruttando il valore economico intrinseco dei rifiuti. Secondo, è importante condividere le infrastrutture e i servizi come ad esempio i sistemi di fornitura di acqua, energia o calore o impianti di trattamento delle acque reflue; in questo modo le imprese si assumono congiuntamente la responsabilità di fornire servizi o infrastrutture di pubblica utilità, come sistemi di approvvigionamento idrico, energetico o termico, o impianti di trattamento delle acque reflue, compito generalmente svolto dalle autorità municipali o società specializzate. Infine, la condivisione di servizi accessori e servizi non direttamente correlati al core business di un’azienda; ad esempio la soppressione degli incendi, la sicurezza, la pulizia, la ristorazione, la gestione dei rifiuti.

Benefici e difficoltà

I benefici della simbiosi industriale  possono essere molteplici. Dal punto di vista economico processi di SI concorrono  all’aumento del fatturato aziendale, alla riduzione dei costi (approvvigionamento, produzione, gestione rifiuti, trasporto) e accesso a sistemi fiscali più vantaggiosi.

A livello ambientale si ha: riduzione dell’impiego di materiali, energia ed acqua di origine vergine, riduzione della produzione dei rifiuti, riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, in alcuni casi si assiste anche alla creazione di nuovi posti di lavoro in azienda, il miglioramento delle condizioni di lavoro a seguito della messa a disposizione fruizione di infrastrutture condivise, un aumento della cooperazione e della fiducia, il miglioramento delle competenze e del know-how e un minor rischio relativo alla salute.

Allo stesso tempo si può incorrere in alcune difficoltà quali: l’ individuazione ex-ante di costi e benefici; inadeguatezza o carenza di tecnologie; i costi di investimento e/o trasformazione iniziali; la difficoltà nel reperire finanziamenti;  skills e know how insufficienti. Inoltre, possono esserci limiti dovuti alla distanza geografica: costi di trasporto elevati e stili di produzione dispersi; mancanza di partner adatti; bassa conoscenza degli attori sulle pratiche e i benefici della simbiosi industriale; assenza di fiducia tra gli attori e di cooperazione a livello di filiera; mancanza di supporto a livello governativo; mancanza di incentivi fiscali; mancanza di regolamentazione obbligatoria; scarso investimento nella ricerca; e infine,  qualità dei rifiuti molto variabile.

Un processo win-win

La simbiosi industriale, ricapitolando, come ha illustrato Marco Frey dell’Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, durante il webinar “La Simbiosi Industriale come motore per lo sviluppo dell’Economia Circolare”, se superate le barriere,  produce benefici economici per le imprese, permette una mappatura completa dei flussi di materiali per garantire l’approvvigionamento e la necessaria diversificazione delle risorse e  prevede una fiducia reciproca e i principi condivisi. Le competenze e capacità richieste per l’instaurazione di una simbiosi industriale tra potenziali attori potrebbero essere fornite da un soggetto terzo che può svolgere un ruolo chiave nel facilitare e promuovere la simbiosi industriale. Si tratta di un approccio win- win, approccio alla base dei fondamenti e dei principi dell’innovativo modello economico dell’economia circolare. Un’espressione che indica il reciproco vantaggio e la presenza di soli vincitori in una data situazione  che hanno dunque la percezione di aver raggiunto gli obiettivi inizialmente prefissati.

A questo proposito, la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa propone alle aziende un percorso di supporto strategico per favorire lo sviluppo di ecosistemi innovativi di economia circolare in grado di beneficiare di strategie di simbiosi industriale;  ha elaborato il progetto Sigma- Simbiosi Industriale per la Gestione circolare dei MAteriali  e ha promosso il bando economia circolare innovazione delle filiere di economia circolare in lombardia 2021” .

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Punti acqua: un servizio eco-friendly che risveglia le comunità https://www.mercatocircolare.it/punti-acqua/ Mon, 21 Jun 2021 09:44:09 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1713 Gli italiani sono tra i più assidui consumatori di acque minerali in bottiglia al mondo. Nonostante il 77,6 % degli italiani beva acqua del rubinetto […]

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Gli italiani sono tra i più assidui consumatori di acque minerali in bottiglia al mondo. Nonostante il 77,6 % degli italiani beva acqua del rubinetto trattata e non, come evidenzia la ricerca Open Mind Research, solo il 48,7% sostiene di farlo sempre o quasi sempre.
E in Italia si continuano a consumare 200 litri di acqua pro capite ogni anno, secondo le stime di Natural Minerals Water Europe, contro una media europea di 118, consumando tra i 6 e gli 8 miliardi di bottiglie di plastica con un impatto sull’ambiente  pesantissimo.

Da un’analisi presentata da Aqua Italia risulta che il timore per la sicurezza dell’acqua è uno dei motivi che impedisce un più ampio consumo dell’acqua di rubinetto da parte dei cittadini (47%). 

Per risolvere il problema della plastica e per sfatare il falso mito dell’acqua del rubinetto “cattiva”, sono molti i Comuni che hanno creato i cosiddetti chioschi, case dell’acqua, fontanelle, punti di trattamento e distribuzione di acqua di acquedotto, gratuita o a prezzo simbolico. L’ambizione è quella di avvicinare i cittadini all’acqua di qualità del “sindaco” e offrire acqua fresca e anche frizzante.

I chioschi hanno numerosi vantaggi sia dal punto di vista ecologico, grazie all’azzeramento della necessità di smaltimento delle bottiglie in plastica, con conseguente beneficio per l’ambiente, sia da quello economico, dato che l’acqua costa pochi centesimi al litro (quando non è gratis), con un evidente risparmio rispetto all’acqua acquistata in bottiglia.

Si tratta quindi di un servizio che consente l’approvvigionamento di acqua di rete, a “chilometro zero”, naturale, gassata a temperatura ambiente o refrigerata. L’acqua dell’acquedotto è controllata, garantita e di ottima qualità; permette quindi una valorizzazione delle risorse, attraverso una rivalutazione di un bene già disponibile, controllato e sicuro. Il servizio è attivo  24 ore su 24, si sostituisce quindi al costoso e poco pratico acquisto di acqua imbottigliata con un bene che è già disponibile e alla portata di tutti, l’acqua di acquedotto. 

un punto acqua Smat in provincia di Torino

Inoltre, la presenza e l’utilizzo dei chioschi dell’acqua riducendo il quantitativo di bottiglie di plastica in circolazione, evita i costi di trasporto e le emissioni di gas serra conseguenti, avendo come risultato un minore impatto ambientale.

A fronte del prelievo annuo di 300mila litri da un chiosco infatti, come mostra un’altra ricerca di Aqua Italia, si risparmiano circa 200 mila bottiglie (60 Tonnellate di Pet), 1.380 di CO2 per la produzione e 7.800 kg di CO2 per il trasporto.

Non c’è da stupirsi allora se i chioschi in questi anni in Italia sono aumentati molto rapidamente, con una maggiore diffusione al Nord – anche se il fenomeno sta pian piano contagiando anche le regioni del Centro-Sud – e nei piccoli comuni, che li preferiscono rispetto alle grandi città.

Sempre più sofisticati nelle loro funzioni operative e nell’architettura, i chioschi hanno anche riconquistato lo spazio vitale delle vecchie fontanelle, creando luoghi d’incontro, dove oltre ai rifornimenti dell’acqua si può fare comunità.
Insomma, un servizio eco-friendly che ha risvegliato anche il piacere di stare insieme e che ha l’obiettivo di stimolare la coscienza ecologica di tutti.

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Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa da salvare https://www.mercatocircolare.it/giornata-mondiale-dellacqua-una-risorsa-da-salvare/ Mon, 22 Mar 2021 14:01:11 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1602 L’acqua è una risorsa vitale e indispensabile per tutte le forme di vita. Rendere l’acqua accessibile alla popolazione e agli ecosistemi è cruciale per garantire […]

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L’acqua è una risorsa vitale e indispensabile per tutte le forme di vita. Rendere l’acqua accessibile alla popolazione e agli ecosistemi è cruciale per garantire la loro sopravvivenza. Il pianeta possiede sufficiente acqua potabile, ma in numerose aree nel mondo, molte persone soffrono per problemi causati dall’insufficienza d’acqua o dovuti al consumo di acqua non idonea al consumo umano.

Circa 4 miliardi di persone vivono in aree soggette a stress idrico e affrontano una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno. Il cambiamento climatico sta già sconvolgendo i modelli climatici, portando a eventi meteorologici estremi, riducendo la disponibilità di acqua, aumentandone la scarsità  e contaminando le riserve d’acqua dolce.

È quindi necessario affrontare insieme le sfide legate alla scarsità d’acqua su scala globale, perché, purtroppo, nessuna regione è immune dallo stress idrico: molte aree umide diventeranno secche e le aree secche si troveranno in condizioni esacerbate.

L’Italia non è estranea al problema, avendo già sperimentato, soprattutto in alcune zone del Paese, carenze d’acqua. A questo si aggiungono persistenti inefficienze della rete idrica, che causano, ancora oggi, sprechi e ingenti perdite di questo bene prezioso.

I  dati ISTAT nel Rapporto SDGs 2019 indicano che in Italia il consumo pro capite di acqua potabile è di 220 litri al giorno mentre il prelievo pro capite è di 428 litri. Il divario tra questi due dati suggerisce una dispersione di acqua pari a circa il  48% causata da problemi tecnici nella rete idrica.

La conservazione ed il buon uso dell’acqua consentono di limitare lo stress idrico, ovvero non alterare, ma preservare il naturale ripristino della risorsa. La gestione dell’intero ciclo delle acque deve, quindi, essere resa più efficiente, con investimenti nelle diverse attività, dal prelievo alla distribuzione, fino al trattamento delle acque reflue. L’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo) va migliorata, anche attraverso sistemi di monitoraggio,maggiore manutenzione e sviluppo ed  incentivando pratiche di riciclo e raccolta. Per garantire adeguati livelli qualitativi, il ritorno delle acque all’ambiente naturale deve essere il più possibile privo di sostanze inquinanti. La disponibilità di acqua pulita, per la salute, la pulizia e per l’igiene deve essere garantita e gli ecosistemi salvaguardati.

L’acqua è quindi una risorsa limitata ma indispensabile; in occasione della giornata mondiale dell’acqua abbiamo voluto presentarvi alcune delle realtà censite sulla nostra app che si occupano e si impegnano a ridurre lo spreco di questa fondamentale risorsa.

Microdyn-Nadir Oltremare da oltre 50 anni offre tecnologie avanzate per una gestione sostenibile ed efficiente delle acque, per le industrie e le aree urbane.

L’azienda produce membrane per il trattamento delle acque di processo e delle acque reflue. La gamma di prodotti comprende membrane a osmosi inversa, nanofiltrazione, ultrafiltrazione, microfiltrazione e moduli MBR.
Inoltre, offre configurazioni customizzate ed elementi progettati su misura per soddisfare tutte le applicazioni.

The Circle è un’azienda agricola di Monte Porzio Catone (RM), che utilizza l’acquaponica come sistema di coltivazione sostenibile e a bassissimo impatto ambientale. L’acquaponica permette infatti di utilizzare la coltivazione fuori suolo e di legare l’allevamento di tilapie a scopo decorativo alla produzione di cibo vegetale, con un notevole risparmio di acqua.

Nelle vasche i pesci producono scarti, sotto forma di ammoniaca e scarti organici, e l’acqua delle vasche viene raccolta dalle pompe a basso consumo e trasportata nei letti di crescita in cui alcuni batteri, trasformano l’ammoniaca e gli scarti organici in nitriti e nitrati, fertilizzante organico eccellente per le piante. L’acqua così pulita viene quindi utilizzata per nutrire le piante, che sono disposte in diversi sistemi di coltivazione, sia su cassoni con argilla espansa come substrato, sia in impianti verticali.

L’acqua rientra poi nel circolo tornando nella vasca dei pesci, ormai filtrata e libera dalle scorie alimentari, dannose per gli animali stessi. Alla fine del percorso, il risparmio d’acqua si avvicina al 90% rispetto ad una coltivazione tradizionale e la disposizione degli ortaggi in verticale contribuisce al risparmio di suolo. La mancanza di immissioni inquinanti, di diserbanti, antiparassitari e fertilizzanti di sintesi è un ulteriore vantaggio che emerge da questo “circolo virtuoso”.

Gruppo CAP è la società che gestisce il servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano e di alcuni comuni di Monza e Brianza, Pavia, Varese, Como. Fondato nel 1928, l’impegno a favore di un modello economico sostenibile è profondamente radicato nei valori del Gruppo che ha orientato i propri processi verso un approccio di economia circolare basato sul recupero di materiali (acque depurate e fanghi di supero) e sulla riduzione delle emissioni grazie all’utilizzo di energia ricavata da fonti rinnovabili. L’obiettivo è quello di prevenire gli impatti sulle risorse naturali, a partire dall’acqua, e contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e i rischi per la salute e per l’economia.

Attraverso il trattamento dei fanghi, cioè i prodotti di scarto del processo di depurazione delle acque reflue, vengono prodotti fertilizzanti per uso agricolo, chemicals e sabbie per uso industriale. Per favorire il risparmio idrico, Gruppo CAP promuove il riuso delle acque reflue a fini irrigui in agricoltura o per usi civili quali ad esempio la pulizia delle strade. Infine, l’azienda ha introdotto la produzione di biometano dal trattamento dei fanghi di depurazione per contribuire all’abbattimento delle emissioni di CO2.

Amethyst, azienda di Alba (Cuneo) nata nel 2008, è specializzata nel settore della depurazione delle acque reflue e del trattamento fanghi. L’area di applicazione della propria gamma di impianti e servizi riguarda una larga fetta del settore agroalimentare e agroindustriale, in particolare il settore vitivinicolo. Proprio in questo campo, infatti, è stata realizzata la tecnologia brevettata Zeofito per la gestione del refluo enologico mediante la fitodepurazione.

L’impianto, adattabile a seconda delle dimensioni dell’azienda, utilizza rocce vulcaniche porose in cui vengono messe a dimora piante acquatiche e un mix di batteri per depurare i reflui, consentendo il riutilizzo delle acque. Ogni impianto viene progettato e realizzato su misura per rispondere in maniera mirata alle specifiche esigenze del cliente, offrendo servizi di progettazione, realizzazione impianti, revamping di impianti esistenti, gestione in outsourcing, manutenzione ordinaria e straordinaria, analisi chimiche delle acque, consulenza ambientale e supporto alla valorizzazione dell’investimento tramite certificazioni mirate.

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La buona pratica degli Orti Condivisi https://www.mercatocircolare.it/la-buona-pratica-degli-orti-condivisi/ Fri, 12 Feb 2021 12:22:11 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1467 Una nuova realtà che si sta sviluppando in Italia è quella degli orti condivisi, progetti di agricoltura urbana che favoriscono la riqualificazione delle aree verdi […]

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Una nuova realtà che si sta sviluppando in Italia è quella degli orti condivisi, progetti di agricoltura urbana che favoriscono la riqualificazione delle aree verdi cittadine. Un’analisi ISTAT del 2017 ha registrato un’espansione degli orti urbani, una tipologia di orti condivisi, del +4%; una copertura di quasi 2 milioni di metri quadri di superficie in 77 capoluoghi italiani. È qui che si trova oltre il 50% della superficie coltivata.

L’idea è quella di promuovere modelli di coltivazione e stili alimentari sostenibili attraverso l’uso di spazi pubblici, privati, aree verdi o terreni. In questi luoghi chi è interessato, anche se non direttamente proprietario di un giardino o un campo in cui far crescere le proprie piante, ha la possibilità di esprimere e condividere la propria passione per l’agricoltura.

Gli orti condivisi, quindi, riuniscono gruppi eterogenei di persone permettendo loro non solo di coltivare i propri prodotti ma di creare anche un luogo di aggregazione e scambio culturale in cui far nascere nuove relazioni sociali.

Per partecipare solitamente o si paga una quota per l’affitto del terreno o si ottiene un appezzamento di terra gratuitamente in cambio di manutenzione ordinaria del luogo.

Sempre i dati Istat, secondo un’analisi Coldiretti del 2019, indicano che quasi un italiano su due (46,2%) si dedica alla coltivazione in proprio, negli orti o sui terrazzi o nei giardini condivisi. Sembra che la coltivazione amatoriale abbia assunto un ruolo sociale importante nell’ambito cittadino.

Esistono vari tipi di orti condivisi come ad esempio gli orti aziendali promossi da piccole associazioni o aziende. Lo scopo è di far raggiungere ai dipendenti benefici fisici e psicologici per combattere lo stress lavorativo e perché no, aumentare la loro produttività grazie al positivo contatto con la natura.  Poi si hanno gli orti didattici promossi dalle scuole, in cui a lezioni teoriche sull’importanza della natura, tecniche di coltivazione e rispetto dell’ambiente si affiancano dei laboratori; gli alunni coltivano le proprie piante apprendendo i cicli di crescita e la stagionalità dei lavori da fare in agricoltura.
Un esempio di orto didattico è “Orto in Condotta” promosso da Slow Food il quale ha creato una vera e propria comunità tra alunni, genitori, insegnanti e produttori locali con il fine di promuovere un’educazione ambientale e alimentare. Infine, gli orti comunali sono aree concesse al pubblico utilizzo attraverso un bando pubblico.

Gli orti condivisi grazie alla presenza giornaliera di persone che si prendono cura di questi luoghi hanno un’importante funzione nel prevenire il degrado delle aree periferiche.  Per questo le amministrazioni offrono anche corsi che affiancano gli “ortisti” nel primo anno di lavoro per lo sviluppo di questa buona pratica. 

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che svolgono questa buona pratica.

Ad esempio è nata a Roma, nell’estate del 2017, la società cooperativa agricola Orto 2.0 in risposta ad uno dei problemi principali del settore agroalimentare: ottenere una certificazione reale su provenienza, metodo di coltivazione e freschezza dei prodotti orticoli. Attraverso uno smartphone, ogni utente può creare il suo orto virtuale di 50 metri quadrati, personalizzando 8 file di coltivazione con diverse varietà di ortaggi stagionali. Il team di Orto 2.0 si occupa di tutta la fase di coltivazione, dalla semina alla raccolta, aggiornando attraverso delle notifiche l’utente che potrà concordare modalità e orari di ritiro sul posto o di consegna direttamente a casa.

Ogni utente infatti può prendere parte al processo produttivo quando vuole, avvicinandosi al mondo dell’agricoltura e della natura. Per chi invece non ha tempo a disposizione, ma vuole accedere comunque a questo modello, il servizio base offerto dalla cooperativa copre qualsiasi tipo di mansione nell’orto e viene garantito inoltre, un servizio premium ultra rapido, che punta a ridurre al minimo le tempistiche di raccolta.

Le coltivazioni sono naturali, vengono fatte ottimizzando e chiudendo i cicli delle risorse a disposizione, creando macerati con scarti naturali utili per combattere gli attacchi patogeni.

Tramite il know-how conferito dal Dipartimento di Biologia di Tor Vergata, Orto 2.0 si impegna, infine, ad applicare appieno tutti i principi dell’agricoltura naturale.

Si ha poi l’associazione Terre Colte, la quale recupera terre incolte e abbandonate stimolando l’autoproduzione alimentare attraverso l’agricoltura sociale e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. La prima esperienza è nata nel 2012 in provincia di Cagliari dal recupero di un terreno di circa 3000 mq incolto e abbandonato in una residenza di campagna.

Trasformato in un orto condiviso, in meno di un anno più della metà dei 40 lotti da 50 metri quadrati erano stati occupati. Da quest’esperienza, subito replicata in altre realtà, è nata nel 2014 l’Associazione Terre Colte, affiancando al progetto degli orti condivisi – appezzamenti da 50 metri quadrati in terreni privati messi a disposizione dai proprietari – i progetti di adozione nelle nuove sedi agricole associate.

Oggi i soci di Terre Colte, oltre a coltivare direttamente il proprio orto, possono supportare le produzioni di altri soci, prenotando una parte della produzione e, tramite laboratori collettivi, imparare i segreti del mestiere. Al momento Terre Colte ha oltre 1000 soci e sedi a San Sperate, Decimomannu, Assemini, Dolianova e Senorbi, in provincia di Cagliari, e a Tramatza, in provincia di Oristano.

Infine, Orti Generali nasce nel marzo 2019 in un parco sulle rive del torrente Sangone, nel quartiere Mirafiori Sud a Torino. Il parco, che si trovava in stato di abbandono, oggi conta più di 160 orti urbani aperto a cittadini e visitatori.

Chi ha un orto può autoprodurre il suo cibo e chi ama la natura e i temi dell’orticoltura può seguire i corsi di formazione, attività e laboratori per tutte le età. Completano l’area di 3 ettari di riqualificazione urbana la city farm, orti collettivi, orto didattico e sinergico, un apiario e un chiosco, serre per l’autoproduzione e per ospitare i corsi.

Nel parco si coltiva esclusivamente con metodo biologico. Nell’area sono state reintrodotti alberi di varietà antiche, con una speciale attenzione alle piante che favoriscono la ripopolazione di insetti impollinatori, all’interno del progetto internazionale proGIreg.

Inoltre, sperimenta la tecnologia al servizio dell’ambiente: per ridurre lo spreco di acqua, una centralina rileva meteo, umidità, temperatura locali, e aziona all’occorrenza un impianto di irrigazione centralizzato per tutti gli orti.

Sono attive anche borse lavoro e tirocini formativi, in particolare per soggetti svantaggiati. In collaborazione con l’ASL e con associazioni, realizzano percorsi riabilitativi e di ortoterapia. Le eccedenze dell’orto collettivo vengono donate alla rete Mirafiori Quartiere a Spreco Zero.

Il sito web dell’orto è opensource con i parametri meteo della centralina, il calendario delle colture, schede delle piante, fitopatie e alert per avvisare quando è il momento di trattamenti biologici preventivi.

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Lotta allo spreco. Dalla distribuzione, alla vendita, al consumo finale. Parte seconda https://www.mercatocircolare.it/lotta-allo-spreco-dalla-distribuzione-alla-vendita-al-consumo-finale-parte-seconda/ Sat, 30 Jan 2021 09:51:15 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1398 L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel suo report Making Better Policies for Food Systems, prevede che i sistemi alimentari forniranno cibo […]

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L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel suo report Making Better Policies for Food Systems, prevede che i sistemi alimentari forniranno cibo ad una popolazione mondiale che crescerà fino a quasi 10 miliardi entro la metà del secolo. Questo porterà i sistemi alimentari ad una situazione di stress perché non solo questi dipendono fortemente dall’ambiente, ma esercitano anche pressioni importanti su di esso, come ad esempio: emissioni di gas serra , un uso elevato  di  acqua e di suolo.

Lo stesso report mostra anche che circa 2 miliardi di persone attualmente nel mondo non hanno accesso regolare a cibo sufficiente, sicuro e nutriente ed un numero ancora maggiore è in sovrappeso o a rischio di obesità.  È necessario quindi,  fare nuove scelte politiche per un cambiamento sostenibile che si fondino su tre valori fondamentali: la qualità della produzione, il valore nutritivo e i costi ambientali.

La relazione tra cibo e ambiente chiama in causa un altro tema importante che è quello dello spreco di cibo.

In Italia, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha stilato il rapporto Spreco Alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” dal quale emergono dati interessanti. Ad esempio, si nota che: “ad incrementi globali di fabbisogno (di cibo) seguono eccessi di prelievi, forniture, consumi e aumenti esponenziali dello spreco (32 volte superiori rispetto a quelli del fabbisogno)”. Questo accade negli attuali sistemi di produzione industriale dove il profitto economico sembra l’unica realtà di cui tenere conto.

Come abbiamo spiegato qui, a parità di risorse usate i sistemi agro-ecologici diversificati e di piccola scala sono più sostenibili nel medio-lungo periodo rispetto ai grandi sistemi agro-industriali. Infatti, secondo il rapporto dell’ISPRA, consumano in totale molte meno risorse, forniscono un valore nutrizionale superiore e producono da 2 a 4 volte meno sprechi. Bisogna ad ogni modo porre attenzione su come sono calcolati i livelli di spreco; infatti questi sono strettamente legati alla struttura di ogni sistema alimentare. Un conto è calcolare lo spreco a valle,  a partire  dalla eccedenza prodotta cercando che non diventi cibo sprecato, un conto è calcolarlo a monte considerando tutti i possibili sprechi che possono esserci nel processo produttivo. Perché un cambiamento sistemico sia efficace è necessario mettere in discussione tutto il processo produttivo e non soltanto l’ultima parte.

Per una riduzione degli sprechi più efficace,  infatti,  un impegno supplementare andrebbe rivolto alla prevenzione strutturale delle eccedenze, basandosi su una serie di interventi, che includono: la pianificazione di modelli alimentari e acquisti pubblici sostenibili, le politiche locali alimentari, l’educazione alimentare e la crescita della consapevolezza, il supporto a reti alimentari locali, solidali, di piccola scala ed ecologiche, la tutela dell’agricoltura contadina e dell’accesso alla terra, l’agro-ecologia e la tutela dell’agro-biodiversità, l’agricoltura sociale, urbana/peri-urbana e in aree interne, il contrasto agli illeciti, il sostegno alle attività di ricerca, le iniziative istituzionali, la cittadinanza attiva. 

A questo proposito, in Italia, nel settembre 2016 è entrata in vigore la legge Gadda che persegue la finalità di riduzione dello spreco di cibo lungo tutta la catena della produzione e della distribuzione, semplificando la struttura normativa e favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza. 

Infine, i dati dell’annuale rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher, realizzato da SWG e da Last Minute Market, ci mostrano come lo spreco domestico sia il più pesante, infatti rappresenta i quattro quinti del totale; anche la distribuzione ha comunque  il suo peso che ammonta a 220mila tonnellate di cibo gettato l’anno, pari a 18,7 chili di cibo per metro quadrato di superficie di vendita.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema offrendo soluzioni rivolte ad imprese o enti. 

Equoevento Onlus è una organizzazione senza scopo di lucro, nata nel dicembre del 2014 a Roma dall’idea di quattro giovani professionisti che, rendendosi conto dell’enorme spreco di cibo durante gli eventi, hanno scelto di porvi rimedio recuperando e donando le eccedenze alimentari a enti caritatevoli, case famiglia, poveri e bisognosi. Si rivolge a privati ma anche a a imprese ed enti che fanno eventi, rinfreschi o catering. Attraverso la rete di volontari di Equoevento il cibo prodotto in eccesso negli eventi e non consumato, viene ritirato e donato ai meno fortunati. Sottraendo il cibo alla logica dello spreco si effettua un’azione di sostenibilità, perché da potenziale rifiuto il cibo in eccesso diventa importante risorsa, riducendo le emissioni di CO2 e aiutando chi ne ha bisogno.

Partendo dal Lazio, dove è nato, Equoevento ora opera anche in Lombardia, Torino, Lecce, Parigi e Madrid.

CIR Food, cooperativa italiana nata nel 1992, opera nella ristorazione collettiva e commerciale e incentiva azioni di educazione ambientale con l’obiettivo di educare gli utenti a minor spreco di cibo. Infatti, in molte realtà che gestisce ha promosso la sottoscrizione di protocolli di intesa con comuni, privati, Asl e associazioni al fine di recuperare le eccedenze alimentari e donarle ad enti caritatevoli.

In molte scuole poi, per educare i bambini a recuperare il cibo anziché buttarlo, ha introdotto il progetto “Aiutaci a ridurre lo spreco”: ai bambini viene dato un sacchettino di cotone biologico da usare per portare a casa cibo non deperibile non consumato a scuola, per esempio frutta e pane.

L’idea di Last Minute Market è di trasformare lo spreco in risorsa. Last Minute Market è un’iniziativa sociale nata nel 1998 per affiancare le aziende della Grande Distribuzione Organizzata nel recupero delle eccedenze alimentari. Ogni anno, infatti, vengono smaltite 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari consumabili, pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di euro. Il progetto, della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna e coordinato dal Professore Andrea Segré, ha l’obiettivo di quantificare gli sprechi commestibili legati alla grande distribuzione del settore alimentare per promuoverne un riutilizzo all’interno dei circuiti della solidarietà.

Oggi, gli ambiti di azione si sono ampliati ad altre tipologie di beni non alimentari, ad esempio i farmaci. Last Minute Market promuove un’azione di sviluppo locale sostenibile, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale. Infatti, permette non solo di sopperire alle necessità materiali di determinate fasce di cittadini, ma assume anche un’interessante valenza educativa nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica alle problematiche dello spreco incentivando il consumo consapevole. Dal 2019 Last Minute Market si è trasformata in impresa sociale.

Abbiamo approfondito il tema della lotta allo spreco alimentare nel b2b anche con il nostro format Spuntini Circolari

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Lotta allo spreco alimentare. Dalla distribuzione, alla vendita, al consumo finale. https://www.mercatocircolare.it/spreco-alimentare/ Sat, 23 Jan 2021 14:33:14 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1373 Un terzo di tutti i prodotti alimentari a livello mondiale viene perso o sprecato ogni anno lungo l’intera filiera. Stiamo parlando di circa 1,3 milioni […]

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Un terzo di tutti i prodotti alimentari a livello mondiale viene perso o sprecato ogni anno lungo l’intera filiera. Stiamo parlando di circa 1,3 milioni di tonnellate edibili per un valore di 2.600 miliardi di dollari, secondo le stime della Fao.

Per questo è sempre più urgente una “lotta” allo spreco alimentare che tenga conto anche della necessità di salvaguardare le risorse idriche, ittiche e forestali e del suolo;  si tratta, infatti, di un problema non “solo” di cibo, ma di tutto il processo produttivo.  Una priorità globale, inserita anche tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede, entro il 2030, “di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto” (obiettivo 12.3).  

Un dato interessante è che, restringendo il discorso allo spreco pre-consumo, il livello massimo si attesta al 40% per quanto riguarda i sistemi agroindustriali, mentre per le filiere corte, biologiche e locali non supera il 5% (Ispra).

Le possibili strategie di resilienza per contrastare lo spreco alimentare sono molteplici: assegnare maggior valore sociale ed economico al cibo; favorire una produzione e un accesso equi al cibo, evitare eccessi commerciali e spettacolari. I fabbisogni totali e le eccedenze vanno ridotti, la produzione ecologica e autosufficiente va sostenuta e aumentata, invertendo il consumo di suolo agricolo/naturale, sostenendo reti alimentari alternative, aggregando comunità resilienti, riducendo i prodotti animali, iper-processati, grassi insalubri, sali, zuccheri, contenendo i legami con i sistemi finanziari e il commercio internazionale, favorendo esempi di bioeconomia (quasi) circolare che evitino il cosiddetto ‘paradosso di Jevons (simultanei aumenti di efficienza e di risorse totali consumate).

 
 LO SPRECO ALIMENTARE IN ITALIA
 

Ad oggi, l’Italia si trova al settimo posto all’interno del Food Sustainability Index, l’indice che analizza la sostenibilità alimentare secondo tre “pilastri”: nutrizione, agricoltura sostenibile e spreco alimentare.

Guardando nel dettaglio ai dati italiani, secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, sia i consumatori che la grande distribuzione sono sempre più attenti allo spreco di cibo, fenomeno che vale ogni anno più di 15 miliardi di euro, ovvero lo 0,88% del Pil.

 Più di un italiano su due, si legge nel report, ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometro zero dal campo alla tavola con prodotti freschi che durano di più.

Una tendenza confermata anche da un’indagine di Altroconsumo sottolinea come il 56% degli italiani ritenga che potrebbe ridurre i propri sprechi alimentari se ci fossero più opportunità di comprare alimenti sfusi e che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe cambiata per fare chiarezza, dato che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema. Eccone alcune:

LE ASSOCIAZIONI

Disco Soupe Firenze, una zuppa contro lo spreco, ad esempio, nasce nel 2017 grazie alle associazioni SenzaSpreco e dis.forme, prendendo ispirazione dal movimento internazionale che nasce invece a Parigi nel 2012, sempre con l’intento di sensibilizzare le persone alla problematica dello spreco alimentare.

Il progetto Disco Soupe, infatti, invita chiunque a organizzare riunioni collettive in cui si cucina solo ed esclusivamente con frutta e verdura di scarto, ossia con quei prodotti che non si comprano o non si vendono perché non esteticamente perfetti anche se qualitativamente buoni, in un’atmosfera di festa dove la musica è protagonista. Ogni volta il processo è simile; vengono raccolti gli alimenti invenduti e donati dai negozianti dell’area attorno all’evento (verdura, frutta e pane).

Insieme ai partecipanti viene scelto il menù, vengono cucinate le diverse ricette e viene allestito il pranzo, offerto gratuitamente a tutti gli avventori. Il progetto Disco Soupe, ad oggi, si è diffuso in venticinque paesi (tra cui l’Italia) in ben quattro continenti (Africa, America, Europa e Asia), in particolare grazie alla rete Slow Food Youth Network, voluta appunto da Slow Food.

Per scoprire quando sarà organizzata la prossima Disco Soupe Firenze basta seguire le pagine facebook SenzaSpreco e dis.forme o iscriversi al gruppo facebook DiscoSoupeFirenze.

L’associazione Recup, invece, è nata a Milano nel 2016, e combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, recuperando il cibo invenduto nei mercati rionali della città e mettendolo a disposizione delle persone che ne hanno bisogno.

Nata dal desiderio di Rebecca, che ha deciso di importare a Milano questa buona pratica, scoperta dopo aver vissuto per un periodo in Francia, si compone di una ventina di volontari presenti in sette mercati della città. A fine mercato recupera il cibo dai commercianti che liberamente decidono di donare i prodotti che altrimenti scarterebbero, li raggruppa in un punto di ritrovo all’interno dello stesso mercato, suddividendo i prodotti buoni da quelli effettivamente non più commestibili e li mette a disposizione gratuitamente per le persone.

E poi c’è il progetto fa bene nato a Torino nel 2013 da un’idea dell’Associazione Plug insieme alla Cooperativa Liberi Tutti  con l’obiettivo di raccogliere le eccedenze alimentari invendute e le donazioni spontanee degli acquirenti all’interno dei mercati rionali e di gestirne la redistribuzione a famiglie in difficoltà economica, in cambio di azioni di “restituzione” nella comunità locale .

LE APP

Sul fronte digitale troviamo, invece,  l’app MyFoody, nata a Milano nel 2015 per abbattere gli sprechi causati dall’eccedenza nella distribuzione. L’app raccoglie le segnalazioni dei supermercati che propongono a prezzi scontati i prodotti vicino alla data di scadenza o con difetti di nella confezione, tutti generi alimentari perfettamente commestibili che rischierebbero di finire in discarica.

Grazie a MyFoody, invece, possono essere acquistati dai consumatori e dagli esercizi commerciali oppure ritirati gratuitamente dagli enti non profit, perché donati.

Attualmente fanno parte della rete di MyFoody i supermercati di UniCoop Tirreno, Unes, U2 e Lidl.

Grande diffusione negli ultimi anni sta avendo anche  Toogoodtogo, app che consente di individuare nella propria zona bar, ristoranti, supermercati e attività commerciali alimentari che promuovono beni e prodotti in scadenza o in eccedenza.

Attraverso l’app ristoratori e commercianti di prodotti freschi possono proporre ogni giorno delle Magic Box con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata e che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. Ciascun commerciante ha la possibilità di indicare ogni giorno la quantità di Magic Box disponibili a seconda di quanto invenduto.

I consumatori possono trovare i locali aderenti ed acquistare pasti a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro. Per ritirarla basta recarsi al negozio nella fascia oraria specificata.

Le attività aderenti a questa iniziativa sono oltre 6.500, dislocate in tutta Italia, fra panettieri, alimentari, ristoranti, pasticcerie e supermercati.

ToGoodToGo organizza anche numerose iniziative, come “Save The Panettone”, attiva per tutto il mese di gennaio e fino al 3 febbraio. L’iniziativa permette agli utenti dell’app di trovare delle Magic Box speciali di pasticcerie, gastronomie, supermercati contenenti gli ultimi prodotti natalizi che necessitano di essere salvati.

 
Altre realtà le puoi trovare sull’app Mercato Circolare con il tag lotta allo spreco. E se ne conosci una che ancora non è censita segnalacela a info@mercatocircolare.it

Abbiamo parlato di lotta allo spreco alimentare anche in questa puntata di Spuntini Circolari

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Reinventare i tessuti e tessere nuove relazioni. Il mondo delle sartorie sociali https://www.mercatocircolare.it/sartorie-sociali/ Fri, 11 Dec 2020 14:33:39 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1269 Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona […]

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Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona volontà magari le mani ruvide delle nostre nonne che ci ricucivano qualsiasi cosa, dagli stracci, ai vestiti strappati dopo una caduta al bottone perso per la strada…. 

Le sartorie sociali, invece, sono vere e proprie sartorie che, accanto alla classica attività sartoriale, offrono un’opportunità di occupazione grazie all’inserimento di soggetti socialmente vulnerabili e svantaggiati. Queste realtà permettono quindi di apprendere un mestiere attraverso la trasformazione degli scarti in risorse, dando nuova vita e benefici, ai tessuti, agli abiti dismessi, scarti di produzione  e alle persone coinvolte.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. 

Gelso è una piccola sartoria al femminile nata in centro a Torino alla fine degli anni Novanta grazie ad un gruppo di volontarie, presso l’Istituto delle Rosine. Il laboratorio sartoriale, finalizzato all’inserimento lavorativo, si caratterizza fin dalle origini per la produzione artigianale di qualità.

L’attività si struttura progressivamente in forma di impresa cooperativa sociale in grado di offrire servizi che spaziano dalle riparazioni sartoriali alla confezione di capi in conto terzi, fino alla creazione di una collezione propria.
Dal 2015 la sartoria è entrata a far parte della cooperativa sociale Patchanka e nell’autunno 2017 ha avviato un laboratorio all’interno della sezione femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino con l’obiettivo di offrire formazione e impiego a persone detenute.

La Sartoria Sociale  è un’impresa sociale multidimensionale, nata nel 2012 dalla cooperativa Sociale Al Revés, per offrire un servizio di presa in carico delle persone così dette svantaggiate e favorire l’inclusione socio-lavorativa e socio-relazionale di persone svantaggiate.

Il progetto coinvolge persone di varie etnie nella trasformazione e recupero di abbigliamento usato, favorendo percorsi di empowerment e di educazione al lavoro. Il messaggio che si vuole veicolare è quello di una nuova possibilità di vita per il capo e per la persona : in Sartoria Sociale gli scarti tessili diventano risorse e gli incontri si trasformano in relazioni.

Con lo slogan #SiamoTuttiExDiQualcosa la Sartoria vuole valorizzare le provenienze di ognuno e proporsi come un luogo “altro” di accoglienza di storie, narrazioni ed esperienze.

Il laboratorio di Palermo è uno shop (fisico e online) dove si eseguono riparazioni sartoriali, si producono abiti e accessori, si lavora conto terzi, si organizzano attività e incontri, corsi di cucito e bricolage rivolti a singoli, a gruppi e alle scuole.

Grazie alla collaborazione con i servizi sociali del settore privato e pubblico, propone anche percorsi di autoimprenditorialità per creare una piattaforma reale di scambio e collaborazione tra persone di ambienti e problematiche totalmente diverse.

Con la nascita del Pagliarelli Lab, nel 2013, un ramo produttivo della Sartoria prende vita nella sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo: qui le detenute vengono formate e avviate alla manifattura tessile, con l’obiettivo della risocializzazione e del reinserimento professionale.

Ancora, La Capulana è un laboratorio socio-sartoriale, a cura di due donne, nato per finanziare il progetto di accoglienza della Fraternità Parola e Vita, un’associazione di promozione sociale di Piombino.

Con i coloratissimi tessuti del Mozambico si creano gli akunandzilo (letteralmente senza fuoco), sacche in tessuto di puro cotone per cucinare in modo naturale risparmiando energia. Un metodo di cottura naturale impiegato in Sud Africa, queste sacche sono capaci di mantenere il calore e dunque permettere al cibo, che è stato portato precedentemente ad ebollizione, di continuare la cottura nonostante sia stata rimossa la fonte di calore. Con la stoffa che avanza, vengono creati accessori, soprattutto per bambini, come le fasce porta bebè. Da Febbraio 2020, il laboratorio socio-sartoriale La Capulana è anche Bottega sFusa, Biologica e a Km0.

Infine, il progetto Tèssere nasce in provincia di Ogliastra nel 2014 grazie all’impegno delle cooperative sociali Schema Libero e Aquilone in sinergia con una società di progettazione ambientale, un’associazione interculturale, la Caritas Diocesana e le amministrazioni locali. Il progetto prevede la raccolta e il riutilizzo del tessile non più utilizzato (tovaglie, lenzuola, tende, canovacci, vestiti etc.).

La passione, l’impegno e la creatività di un gruppo di donne, danno vita ad una serie di manufatti come tappeti, coperte, accessori e abbigliamento, utilizzando una tecnica tradizionale “de sa trama ‘e manta”. La lavorazione avviene così: i tessuti sono tagliati a strisce, le quali vengono arrotolate e costituiscono la trama nel telaio, che unita all’ordito di lana o cotone, da vita ad arazzi, tappeti, borse e molto altro.

Tèssere, pone infatti l’attenzione all’essere, alla persona e alla sua dignità, dignità che nasce anche dal lavoro, proprio per questo vengono offerti anche percorsi di reinserimento lavorativo per soggetti in situazione di difficoltà. La cooperativa offre servizio di sartoria e lavanderia, oltre ad organizzare corsi di ricamo e cucito.

Le sartorie sociali sono dunque un luogo dove esprimere la propria creatività, con competenza e professione, creando insieme nuovi progetti e speranze grazie alla condivisione e alla cooperazione tra le persone.

La Fondazione Progetto Legalità Onlus, ha realizzato una piattaforma per mappare e diffondere il lavoro delle sartorie sociali che promuovono inclusione ed economia circolare. Uno strumento a disposizione di tutti i progetti che si occupano di inclusione sociale e cura della persona attraverso il cucito e il riciclo tessile.

Abbiamo parlato di Sartorie sociali anche a Spuntini Circolari

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Sfuso, spina, senza imballaggio: le 3 s che fanno la differenza! https://www.mercatocircolare.it/sfuso/ Sat, 28 Nov 2020 13:35:41 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1183 Comprare sfuso può sembrare un’impresa ma in realtà è molto più semplice di quanto si pensi: si va al negozio, si scelgono i prodotti che […]

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Comprare sfuso può sembrare un’impresa ma in realtà è molto più semplice di quanto si pensi: si va al negozio, si scelgono i prodotti che si vogliono e si ripongono direttamente nei propri recipienti portati da casa.

Il concetto di spesa alla spina esiste da sempre, basti pensare alle botteghe di una volta ma negli ultimi anni sta anche nascendo una nuova consapevolezza, una coscienza ecologica che punta alla riduzione dei rifiuti, il cosiddetto concetto di zero waste (zero rifiuti). 

La filosofia dello “zero waste” sta prendendo sempre più piede tra i consumatori di tutto il mondo, sensibili alle tematiche ambientali. In Italia, ad esempio, si hanno due realtà.
La Zero Waste Italy, costituita nel maggio 2009,  ha il compito primario di raccordare le iniziative Zero Waste italiane con le reti europee e mondiali di questo movimento-progetto; la Rete Italiana Rifiuti Zero si occupa, invece, dell’applicazione dei 10 passi verso rifiuti zero definiti nella Carta Internazionale di Napoli della Zero Waste International Alliance.

Acquistare cibo sfuso è una scelta che va proprio in questa direzione e che porta dei benefici non solo al pianeta, contribuendo alla riduzione dei rifiuti come le microplastiche in mare, ma anche ai consumatori.
Scegliere cibo sfuso, infatti, aiuta per la riduzione della plastica, per risparmiare nel packaging e per avere meno sprechi.

Certo, una vita a rifiuti zero non è facile da raggiungere, forse è impossibile, ma sicuramente pensare ad opzioni più sostenibili ed alternative come l’eliminazione del packaging monouso possono essere già dei passi avanti per la riduzione dei rifiuti.
E dalla pasta ai cereali, passando per carne, pesce, salumi, formaggi, fino ad arrivare anche a verdura e frutta preconfezionata: la cucina è uno degli ambiti in cui si generano più rifiuti.

Inoltre, i vantaggi di comprare prodotti sfusi sono molteplici. Il risparmio economico, ad esempio: lo sfuso, infatti, può avere un costo minore rispetto ad un prodotto confezionato a parità di qualità, anche se ciò può non sembrare vero a causa della maggiore qualità dei prodotti sfusi (spesso biologici), quindi venduti ad un prezzo maggiore.
Va considerato, però, il doppio risparmio, perché non solo si ha un abbattimento del costo della confezione, ma si ha anche la possibilità di acquistare la quantità desiderata dal cliente, senza imporre per forza una grammatura stabilita appunto dalla confezione. Un altro vantaggio è sicuramente di natura ambientale: il riuso nel tempo degli imballaggi, invece che trasformarli nel giro di poco in rifiuti

Ci sono poi altri aspetti vantaggiosi anche se non legati direttamente all’acquisto del prodotto sfuso. Quando si frequentano realtà come le botteghe o i piccoli negozi di sfuso, la verità è che si respira anche un’aria diversa. I rapporti tra le persone tendono ad essere più umani e si possono scoprire prodotti a noi sconosciuti, insoliti ed alternativi grazie anche allo scambio di conoscenza tra il cliente e il venditore.

Per approfondire meglio il mondo dello sfuso, abbiamo fatto delle domande ad alcune realtà censite sulla app Mercato Circolare che offrono prodotti alla spina.
Negli ultimi anni, secondo loro, l’attenzione all’impatto ambientale derivante dalla produzione superflua e inutile di imballaggi è cresciuta.
Le persone che acquistano sfuso, infatti, sono aumentate, soprattutto giovani, con un’attenzione particolare anche ad altri aspetti socio-ambientali come la produzione di prossimità, l’economia circolare e l’economia solidale.

Vediamo ora alcune delle realtà che potete trovare sulla app Mercato Circolare che si basano su questi valori. 

Sfuso per natura, è un negozio nato a Ferrara che vende prodotti sfusi, senza imballo, nella quantità desiderata, senza sprechi di cibo, di soldi e di confezioni di plastica. I prodotti provengono da agricoltura naturale, a filiera corta o coltivati in Italia.
Da Sfuso per Natura è possibile trovare quindi sia alimenti che prodotti per la cura della persona e della casa. 
Inoltre, seguendo la stagionalità del frutto, da ottobre ad aprile, è possibile acquistare gli avocado italiani, naturali e coltivati sotto le pendici dell’Etna nell’assoluto rispetto dell’ambiente.
Per ridurre al minimo gli imballaggi, ciascuno può portare da casa i propri barattoli di vetro, contenitori e vaschette o utilizzare i sacchetti di carta riciclata disponibili all’interno del negozio.

Un’altra delle realtà che è possibile trovare sulla nostra app è Verdessenza eco bottega, un emporio del consumo critico nato a Torino nel 2012. All’interno della bottega si possono trovare prodotti locali (a filiera corta e controllata), prodotti sfusi (senza inutili e dannosi imballi di plastica), prodotti biologici e certificati con marchi ambientali (dall’Ecolabel Europeo a FSC) e prodotti etici, provenienti da progetti di economia carceraria, dalle zone terremotate, dal circuito del commercio equo e solidale e da Libera Terra, cresciuti sulle terre confiscate alle mafie.
Molte delle referenze vengono proposte attraverso il modello dei GAS: i Gruppi di Acquisto Solidale di Verdessenza permettono ai clienti di acquistare su ordinazione prodotti d’eccellenza a filiera corta e controllata con prezzi speciali perché scontati del 15%.
Oltre agli alimentari vengono proposti prodotti di cosmesi naturale, detersivi alla spina con tensioattivi di origine vegetale e vuoto a rendere sulle taniche, carta certificata Ecolabel europeo 100% riciclata, impianti sottolavello per la micro-filtrazione dell’acqua del rubinetto, parquet in bambù certificati FSC, e Equotube, i pacchetti vacanze in strutture ambientalmente sostenibili.

Uno dei cesti di Verdessenza Ecobottega

Ancora, La Formica Econegozio è un negozio di prodotti ecologici, biologici e naturali per il quotidiano, nato nel 2009 a Genova. Tra i prodotti alimentari, molti di questi sono certificati biologico e biodinamico.
Ci sono poi anche prodotti derivati da beni confiscati alla mafia e prodotti del commercio equo e solidale. Dal 2014 infatti, grazie ad una collaborazione con Altromercato, è nato un Punto Equo all’interno della Formica. Si trovano poi i prodotti sfusi, provenienti da filiera biologica, etica, naturale e se possibile, fatti con ingredienti locali. 
La Formica Econegozio propone anche prodotti per i bambini: vestitini in lana e cotone biologico, pannolini lavabili, giochi con materiali naturali. Nell’arco dell’anno vengono organizzati anche incontri di approfondimento, degustazioni e serate di informazione; tra i servizi proposti, la consegna a domicilio con l’utilizzo di una bici cargo.

Infine, La Bottega Giù al Nord, a Matera, offre prodotti, sia alimentari che artigianali, provenienti dal circuito del Commercio Equo e Solidale, dalle realtà del territorio, della giustizia sociale (lotta alle mafie e reinserimento sociale), dell’agricoltura biologica e biodinamica, del riciclo-riuso-risparmio, preferendo inoltre, laddove possibile, prodotti sfusi e alla spina. Nasce come cooperativa sociale volta a promuovere prodotti e servizi legati alle economie sostenibili, mirando a mettere in luce tutti i Sud del Mondo, compreso il Sud Italia, in cui i soci fondatori hanno deciso di investire le proprie energie; da qui la scelta del nome.
La cooperativa porta avanti due percorsi strettamente connessi fra loro, quello commerciale e quello informativo-comunicativo, non di minore importanza sono infatti, lo sviluppo e la promozione di attività (laboratori, incontri, eventi culturali) organizzate con l’obiettivo di coinvolgere tutti coloro che condividono gli stessi valori di cooperazione, sostenibilità, equità e solidarietà della cooperativa. I prodotti sono anche acquistabili sul sito.

Navigando sulla app Mercato Circolare puoi trovarne molti altri e cercare quello più vicino a te. E se il tuo preferito non è ancora censito segnalacelo a info@mercatocircolare.it, saremo felici di aggiungerlo!

La puntata di Spuntini Circolari dedicata al tema dello Sfuso

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Buccia d’uva, carcere e tradizione. Quando la cosmesi sa generare valore dallo scarto https://www.mercatocircolare.it/cosmetica-circolare/ Sat, 14 Nov 2020 20:36:35 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1100 La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati […]

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La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.
Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati con quello dei prodotti cosmetici importati, il primo eccede di molto il secondo.
Questo significa, come ha dichiarato Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, commentando le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia che “nel panorama manifatturiero l’industria cosmetica italiana esercita un forte richiamo sui mercati internazionali collocandosi al terzo posto dopo dopo vino e moda per i valori del saldo commerciale”.

Sempre secondo i dati del Centro Studi di Cosmetica Italia,  il 2019 ha visto un incremento del fatturato globale del settore cosmetico del 2,3%, con un valore complessivo di 11,9 miliardi di euro. Sono sempre di più, dunque, le persone che danno maggior attenzione alla cura del loro corpo. Ma questo incremento di consumo cosa comporta per l’ambiente in cui viviamo? E come si applicano concetti di cui sentiamo sempre più parlare come naturale, sostenibilità, eco-friendly, impatto del packaging, al mondo della cosmesi?

Una parte dell’industria della cosmetica sta acquisendo una nuova sensibilità rispetto ai valori della sostenibilità e dell’ambiente ponendo attenzione su tutto il ciclo produttivo, dalla formula del prodotto, al packaging, alla distribuzione. 
Infatti il Centro studi di Cosmetica Italia riporta che nel 2019 l’attenzione verso acquisti di cosmetici a connotazione naturale è cresciuta (+1,4% dei consumi degli italiani).

Nella produzione di un prodotto cosmetico sostenibile si devono prendere in considerazione più aspetti. In primis l’approvvigionamento delle risorse, il rispetto della comunità da cui si acquistano le materie prime e lo smaltimento delle stesse.
Uno dei passaggi fondamentali è proprio il processo produttivo e la formula con cui arrivare alla realizzazione del prodotto finale. Si tratta di ottenere un prodotto che sia al tempo stesso performante, sicuro per il consumatore e non inquinante per l’ambiente. In quest’ottica diverse realtà produttive stanno riscoprendo l’importanza degli ingredienti naturali, del recupero dei materiali di scarto, soprattutto agroalimentari, e della valorizzazione dei residui di lavorazione.
Non meno importante dal punto di vista della sostenibilità ambientale è la scelta del packaging del prodotto. Per definizione quando si parla di packaging si ha a che fare con un prodotto usa e getta. Per questo motivo è importante andare verso soluzioni innovative che puntano ad utilizzare materiale riciclato o riciclabile o meglio ancora a soluzioni a vuoto a rendere.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. Oggi approfondiamo due realtà che hanno fatto proprio il principio circolare del generare valore dallo scarto.

L’associazione Innuva, come dice il nome stesso Innovation through Winery by-Products, pone al centro della propria innovazione l’uva e i sottoprodotti della filiera vitivinicola.
L’obiettivo di Innuva è la creazione di una rete di imprese ed enti di ricerca accomunati dall’interesse per lo sfruttamento delle proprietà delle molecole derivanti dagli scarti della lavorazione dell’uva. Nella buccia, infatti, sono presenti polifenoli, antiossidanti naturali, dalle molteplici virtù. Il loro impiego spazia dal biomedicale al farmaceutico, dal nutraceutico all’alimentare fino al tessile e addirittura al settore delle energie rinnovabili, in quanto molecole coloranti e fotosensibili.

Poliphenolia: cosmetici dagli scarti vitivinicoli

Dall’associazione è nata poi Poliphenolia srl, che dagli scarti vitivinicoli produce cosmetici anti-invecchiamento utilizzando i polifenoli estratti da bucce e semi di uva al termine del processo di vinificazione.
L’azienda collabora a stretto contatto con coltivatori del Piemonte e produttori di vino, analizzando poi l’uva per misurare qualità e quantità delle molecole presenti. 

Poliphenolia non funge da centro di raccolta del sottoprodotto agricolo ma lavora direttamente con alcuni fornitori specifici, selezionati accuratamente, con cui realizza i suoi progetti. Ogni volta che intende sviluppare un prodotto con un nuovo vitigno, valuta prima se questo è disponibile nelle aziende agricole già sue fornitrici. Se non è presente allora amplia la rete con l’inserimento di nuovi produttori vinicoli.
Per quanto riguarda la raccolta degli scarti, partecipano anche agriturismi che, fornendo gli scarti dai loro vigneti, ne traggono anche un guadagno in termini di immagine. 

I prodotti anti-invecchiamento, Vita e Origine, sono stati creati, ad esempio, utilizzando gli scarti di vinificazione del Barbera e del Grignolino di alcuni vigneti presenti nelle Langhe-Roero e nel Monferrato.
Poliphenolia produce, quindi, a marchio proprio. Attraverso il progetto “I territori della bellezza”, invece, ha stimolato la nascita di due nuovi brand: Glerage (già in vendita) e CORE (data di uscita prevista Natale).

L’obiettivo è quello di essere circolare non solo negli ingredienti dei prodotti ma anche nel contorno. Per questo motivo, Poliphenolia ha iniziato a produrre parte delle brochure con carta Favini, che sostituisce il 15% di cellulosa con scarti di vinacce.
Inoltre, ha iniziato un processo di sperimentazione con un partner Italiano per lo sviluppo di packaging in bioplastiche che permetta di garantire la sicurezza e la durabilità del prodotto. Il sogno è di arrivare a un packaging non semplicemente riciclabile ma compostabile, prodotto da scarti e che non lasci traccia nell’ambiente.

Rio Tera’ dei Pensieri: inclusione sociale e sostenibilità ambientale

Come ha mostrato Zygmunt Bauman in “Vite di scarto” (2003), non sono solo gli oggetti e i materiali ad essere considerati come scarti dalla nostra società.  Un altro modo di generare valore dallo scarto può essere allora quello dell’inclusione sociale, caro al mondo delle cooperative sociali come Rio Tera’ dei Pensieri, che sceglie per missione di coniugare inclusione sociale e sostenibilità ambientale.
Si tratta di una cooperativa sociale nata a Venezia per promuovere attività di formazione e lavoro all’interno delle carceri veneziane che realizza artigianalmente prodotti di bellezza di alta qualità, ispirati all’antica tradizione degli speziali veneziani e arricchiti dagli estratti naturali provenienti direttamente dall’orto, attivo nel cortile del carcere.

La cosmetica naturale quindi può non più essere solo una tendenza ma una realtà dove bellezza e benessere del corpo e dei luoghi convivono in armonia.

Al tema della cosmesi circolare abbiamo dedicato anche la prima puntata del nostro nuovo format sui social: Spuntini Circolari

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Etichettatura ambientale del packaging https://www.mercatocircolare.it/etichettatura-ambientale-del-packaging/ Wed, 04 Nov 2020 10:22:12 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1084 Cosa sono le etichette ambientali? Come scelgo che prodotto acquistare? Dal 26 Settembre 2020 l’etichettatura ambientale del packaging è divenuta obbligatoria (D.Lgs n. 116/2020) grazie […]

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Cosa sono le etichette ambientali? Come scelgo che prodotto acquistare?

Dal 26 Settembre 2020 l’etichettatura ambientale del packaging è divenuta obbligatoria (D.Lgs n. 116/2020) grazie alla modifica al comma 5 dell’art. 219 del Codice dell’Ambiente, in tema di “Criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio”.

Tale modifica impone che tutti gli imballaggi siano opportunamente etichettati, secondo le modalità stabilite dalle norme UNI applicabili, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulla destinazione finale degli imballaggi. Diventa obbligatoria anche l’identificazione del materiale di composizione dell’imballaggio sulla base della Decisione 97/129/CE.

Le etichette ambientali apportano benefici sia alle aziende che ai consumatori, offrendo loro tutta una serie di opportunità.
Per questi ultimi possono essere una guida attendibile per l’acquisto dei prodotti, indirizzandoli verso un comportamento più ecologico e sostenibile.
Per le aziende, invece, le etichette possono essere uno strumento di vantaggio competitivo visto che sono sempre di più i consumatori che prendono in considerazione le performance ambientali di un prodotto prima di acquistarlo. Produrre secondo standard ecologici potrebbe quindi avere anche un ritorno commerciale.

Per un’etichettatura corretta secondo il CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, si dovrebbero avere delle informazioni minime necessarie ovvero:

  • di che imballaggio si sta parlando;
  • di che tipo di materiale è fatto l’imballaggio (codifica alfanumerica o simbologia);
  • esplicitazione della famiglia del materiale per esteso;
  • indicazione sul fatto che debba essere conferito in raccolta differenziata o indifferenziata
  • invito a verificare sempre le disposizioni del Comune di appartenenza. 

A seguire, ulteriori informazioni che possono essere inserite nell’etichetta e quindi i marchi delle caratteristiche ambientali, le asserzioni autodichiarate, il ciclo di Mobius, e informazioni ulteriori per una corretta raccolta differenziata.

Per non sbagliare nell’etichettatura, CONAI ha creato anche un nuovo strumento online per il supporto alla costruzione dell’etichetta ambientale degli imballaggi, pensato per aiutare le aziende ad adottare in piena autonomia un’etichetta corretta, coerente con i riferimenti normativi e legislativi, e completa di tutte le informazioni utili al consumatore.
È stato illustrato durante il seminario “Etichettatura ambientale del packaging – Istruzioni per l’uso” da parte del Presidente Luca Ruini. Il suo nome è: E-tichetta!

L’Istituto Italiano Imballaggio ha invece creato la Carta Etica del Packaging che stabilisce una serie di linee guida e ribadisce come tutte le persone siano soggetti implicati in un sistema di progettazione, produzione, utilizzo, consumo e riuso dell’imballaggio, sottolineando l’importanza di porre al centro il consumatore.
La Carta vede coinvolti esperti del settore e tutti gli attori che scelgono di aderire al progetto. I sostenitori si impegnano a operare in coerenza con i dieci punti della Carta, a darne opportuna diffusione e proporre iniziative per promuoverne i contenuti.

I dieci punti della Carta Etica sostengono che l’imballaggio debba essere responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo, sostenibile.  Non solo sostenibile, quindi, ma anche etico.

Di seguito alcuni esempi di casi aziendali illustrati durante il seminario “Etichettatura ambientale del packaging – Istruzioni per l’uso” per chiarire meglio di cosa si parla:

Il caso Coop. Coop è una delle prime aziende che ha iniziato ad usare un’etichettatura completa. Dal 2007 usano un’icona smaltimento per aiutare il consumatore nella raccolta differenziata. Coop cerca di dare indicazioni sui componenti più difficili da capire. Inoltre nel 2019 hanno iniziato a dichiarare la percentuale di plastica riciclata che veniva usata nelle bottiglie.

Henkel Italia. Uno degli aspetti più importanti su cui fanno attenzione è quello relativo allo smaltimento dei flaconi. Hanno introdotto un nuovo sistema per la separazione dello sleeve pack dal flacone per un nuovo modo di procedere allo smaltimento.

Qui il video del seminario:

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