imballaggi Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/imballaggi/ l'economia che gira bene Mon, 09 May 2022 15:08:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.4 https://www.mercatocircolare.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-Temp_IconaLogoMC2020_bluDark-32x32.png imballaggi Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/imballaggi/ 32 32 I Terribili Imballaggi della raccolta differenziata https://www.mercatocircolare.it/dentro-il-cappello-i-terribili-imballaggi-della-differenziata/ Wed, 09 Feb 2022 16:06:27 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=2697 Edizione speciale di Dentro Il Cappello realizzata in collaborazione con Junker

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I giganti del “Food&Beverage” e la corsa all’R-Pet https://www.mercatocircolare.it/i-giganti-del-foodbeverage-e-la-corsa-allr-pet/ Wed, 30 Jun 2021 10:36:11 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1773 Dalla Coca Cola alla Ferrarelle sono moltissime le iniziative lanciate dai colossi del Food&Beverage, tra i maggiori produttori di plastica al mondo, per produrre imballaggi […]

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Dalla Coca Cola alla Ferrarelle sono moltissime le iniziative lanciate dai colossi del Food&Beverage, tra i maggiori produttori di plastica al mondo, per produrre imballaggi con percentuali sempre maggiori di PET riciclato. Ma è una risposta sufficiente al problema dell’inquinamento da plastica?
Per capirlo proviamo a fare un passo indietro.

Quanta plastica produciamo

Secondo Plastics Europe (l’associazione europea dei produttori di materie plastiche), la produzione globale di plastica nel 2019 ha raggiunto i 368 milioni di tonnellate, di cui circa 57,9 (16%) prodotte in Europa. Mentre la domanda europea di materie plastiche è stata di 50,7 milioni di tonnellate, assorbita principalmente dall’industria degli imballaggi (39,6%), seguita dall’industria delle costruzioni (ca. 20,4%) e l’automotive (ca. 9,6%).

Tra i materiali polimerici, il PET (polietilene tereftalato) occupava, sempre nel 2019, il 7,9% del mercato europeo (circa 4 milioni di tonnellate), facendo di questo polimero il sesto per importanza (dopo PP, LDPE, HDPE, PVC e PUR).
Il PET viene principalmente utilizzato per la produzione di bottiglie e contenitori per bevande – come acqua, bibite gassate, o altre bevande e succhi – perché fornisce una buona barriera all’ossigeno, preserva le caratteristiche del liquido contenuto, e quindi garantisce criteri igenici e di sicurezza.

Breve storia del PET

Sul sito di Petcore Europe, (associazione che rappresenta l’intera catena del valore del PET in Europa, dalla produzione del PET alla conversione in imballaggio e riciclaggio, e altre attività correlate), si legge che il PET è stato sviluppato inizialmente dalla British Calico Printers nel 1941 per la fabbricazione di fibre sintetiche. Successivamente, intorno alla metà degli anni ‘60 il PET ha iniziato ad essere impiegato anche nel settore del packaging (film da imballaggio). Soltanto all’inizio degli anni ’70, è stata sviluppata commercialmente la tecnica per il soffiaggio di bottiglie ed è stato nel 1977 che la prima bottiglia in PET è stata riciclata e trasformata in una base per altre bottiglie.
Ancora oggi, nonostante il processo di riciclo “bottiglia in bottiglia” sia in crescita, il mercato della fibra è ancora il principale sbocco per il PET recuperato.

Secondo il Report PET Market in Europe: State of Play, nel 2018, delle 4,3 milioni di tonnellate di PET rigido immesso al consumo in Unione Europa, solo il 45% (1.9mt) è stato raccolto, una volta divenute rifiuto, e avviato successivamente al riciclo.

Sono tassi di raccolta e riciclo ancora bassi.
Per incentivare una miglior performance è intervenuta la legislazione europea con la Direttiva (UE) 2019/904 del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, la cosiddetta Direttiva Single Use Plastic (SUP). L’obiettivo SUP richiede che ogni Stato membro raggiunga un tasso di raccolta delle bottiglie per bevande del 77% entro il 2025 e del 90% entro 2029.

Verso il 100%

Il settore degli imballaggi in PET si sta già muovendo e attrezzando verso produzioni di imballaggi con alte percentuali di PET riciclato (rPET), fino anche al 100%.
Una direzione intrapresa anche dai colossi del Food&Beverage.

Coca-Cola, in Olanda e Norvegia, è passata a una produzione di bottiglie di piccolo taglio (nel 2020) e di grande taglio (2021) realizzate interamente con PET riciclato, dopo aver raggiunto lo stesso obiettivo in Svezia nel 2019. L’operazione è possibile grazie alla presenza, nei due paesi, di uno schema di deposito su cauzione delle bottiglie, che consente di recuperarle in un ciclo chiuso, agevolando così il processo di riciclo in ambito alimentare, dove è richiesta un’elevata qualità.

Anche sul mercato italiano, a partire dal settembre 2020 è possibile vedere bottiglie realizzate con il 50% di plastica riciclata.
Rimanendo nel contesto italiano, Ferrarelle SpA, quarto player nel mercato delle acque minerali nel Paese, ha presentato, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021, INFINITA, la prima linea 100% in R-PET. Il lancio di INFINITA si inserisce all’interno del progetto bottle to bottle, reso possibile grazie allo stabilimento per il riciclo e la produzione di PET riciclato di Presenzano, in provincia di Caserta, che dal 2018, ogni anno, processa circa 20.000 tonnellate di bottiglie provenienti dalla raccolta differenziata.

Anche Levissima – che punta a raggiungere il 50% di PET riciclato all’interno di tutta la gamma entro il 2025 – ha lanciato nei mesi scorsi la sua linea in PET riciclato, 100% R-PET, nei formati da 0,75 e da 1lt.

Queste iniziative si inseriscono nella fase transitoria e sperimentale  dell’applicazione delle nuove norme in ambito di utilizzo di polietilene tereftalato riciclato a uso alimentare.
Infatti, la normativa vigente nel nostro Paese (Decreto Ministeriale 21/03/1973) stabilisce che le bottiglie e vaschette per alimenti in PET debbano contenere almeno il 50 per cento di PET vergine. Tuttavia, nella Legge 13/10/2020 n.126, che converte in legge il Decreto Legge 104 del 14/8/20, è stata prevista in via sperimentale, per il periodo 1° gennaio 2021 – 31 dicembre 2021, la produzione di bottiglie in plastica riciclata (rPet) al 100%.

In conclusione, incentivare l’utilizzo di materiale riciclato nella produzione di imballaggi va sicuramente nella direzione di supportare strategie di economia circolare ma non è sufficiente. Infatti, come suggerisce il report di Greenpeace “Il Pianeta usa e getta. Le false soluzioni delle multinazionali alla crisi dell’inquinamento da plastica, è necessario che, proprio chi immette sul mercato globale le più grandi quantità di plastica usa e getta, come le grandi multinazionali del Food&Beverage, abbia come primo obiettivo la riduzione della produzione di plastica monouso investendo in soluzioni complementari al riciclo, basate sul riutilizzo e sulla ricarica.

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Rifiuti complicati e dove buttarli. Una piccola guida ai terribili imballaggi della differenziata https://www.mercatocircolare.it/imballaggi-differenziata/ Wed, 20 Jan 2021 15:23:15 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1329 Quante volte, di fronte ai bidoncini della spazzatura, veniamo assaliti dai dubbi: dove andrà la carta forno che ho appena utilizzato? E la vaschetta di […]

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Quante volte, di fronte ai bidoncini della spazzatura, veniamo assaliti dai dubbi: dove andrà la carta forno che ho appena utilizzato? E la vaschetta di polistirolo che conteneva gli hamburger? I tovaglioli sporchi, invece, dove li butto?
Sono solo alcune delle domande che non sempre trovano risposta, almeno nell’immediato. Non è sempre facile ottenere informazioni corrette e precise sulla raccolta differenziata, che corrispondano alle regole del comune in cui ci troviamo, reperibili facilmente e in tempi brevi.

È proprio per avere informazioni su come differenziare correttamente i rifiuti in maniera veloce, semplice e sicura che nasce Junker, l’app per la raccolta differenziata lanciata cinque anni fa, che grazie alla fiducia dei Comuni associati e al passaparola degli utenti, ha raggiunto in poco tempo numeri straordinari: 1.5 milioni di download ad oggi, più di 1.6 prodotti registrati sul database, oltre 900 Comuni associati in tutta Italia.

Il funzionamento di Junker è molto semplice: inquadrando il codice a barre del prodotto che si vuole smaltire, l’app lo riconosce e indica le varie parti che formano l’imballaggio, specificando in quale bidone ogni parte va conferita e, per quei Comuni che hanno aderito al servizio, anche il giorno e l’orario di raccolta.
Junker non dà indicazioni su una categoria generica, ma sul prodotto specifico, su quell’imballaggio per cui è stata fatta la scansione. Così facendo, l’informazione è davvero precisa e non lascia spazio ad ulteriori dubbi. E se il prodotto non ha un codice a barre? Possiamo cercarlo nella lista di categorie (più di mille), possiamo riconoscere i simboli dei materiali o addirittura scattare una foto: Junker riconoscerà l’oggetto dal suo aspetto e darà le giuste indicazioni di smaltimento.

“Con i miei soci ci siamo chiesti se la tecnologia oggi non ci potesse dare un modo più veloce e preciso di sapere come differenziare i prodotti. Ne è scaturita l’idea di partire dal codice a barre per riconoscere univocamente i prodotti che usiamo e associarli ai materiali di cui sono costituiti in un servizio semplice da usare, sfruttando lo smartphone” afferma Noemi De Santis, CMO per Junker. “Siamo molto orgogliosi di vedere crescere il consenso degli utenti così rapidamente in tutta Italia e di poter offrire alle amministrazioni uno strumento finalmente efficace per permettere i propri cittadini di differenziare senza dubbi o errori”.

Il progetto Junker non poteva dunque sfuggire ai radar di Mercato Circolare. Per questo, dopo essere stato mappato nell’app di Mercato Circolare e aver fatto delle interessanti chiacchierate live sui canali social di entrambi, arriva l’edizione speciale di Dentro il Cappello dedicata alla raccolta differenziata e ai rifiuti più complessi da differenziare. Una Top12 imperdibile di imballaggi terribili, che grazie alla collaborazione di Mercato Circolare e Junker app non ti metteranno più in crisi.
Dalla carta degli affettati ai gusci dei molluschi, dalla confezione in Tetra Pak ai pannolini: i misteri della raccolta differenziata sono svelati in un batter d’occhio.

L’obiettivo più importante è dare agli utenti informazioni corrette e attendibili, che impediscano di commettere errori, anche in buona fede, quando si fa la raccolta differenziata.
Sul web sono disponibili così tante informazioni, spesso confuse, poco chiare e non verificate, che il cittadino rischia di perdersi e scoraggiarsi. Per questo è fondamentale far emergere le informazioni giuste che vengono da fonti attendibili. Junker app fornisce informazioni validate che rispondo alle linee guida fornite dai consorzi di filiera (Corepla, Comieco, Cial, Ricrea, ecc.).
In alternativa, l’utente può rivolgersi ai gestori della raccolta rifiuti della propria zona che sono i principali indiziati per sciogliere ogni dubbio su cosa smaltire in quale bidone, cosa viene accettato oppure no nelle varie frazioni.

I Terribili Imballaggi della differenziata è stato anche il tema di una delle puntate di Spuntini Circolari

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Sfuso, spina, senza imballaggio: le 3 s che fanno la differenza! https://www.mercatocircolare.it/sfuso/ Sat, 28 Nov 2020 13:35:41 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1183 Comprare sfuso può sembrare un’impresa ma in realtà è molto più semplice di quanto si pensi: si va al negozio, si scelgono i prodotti che […]

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Comprare sfuso può sembrare un’impresa ma in realtà è molto più semplice di quanto si pensi: si va al negozio, si scelgono i prodotti che si vogliono e si ripongono direttamente nei propri recipienti portati da casa.

Il concetto di spesa alla spina esiste da sempre, basti pensare alle botteghe di una volta ma negli ultimi anni sta anche nascendo una nuova consapevolezza, una coscienza ecologica che punta alla riduzione dei rifiuti, il cosiddetto concetto di zero waste (zero rifiuti). 

La filosofia dello “zero waste” sta prendendo sempre più piede tra i consumatori di tutto il mondo, sensibili alle tematiche ambientali. In Italia, ad esempio, si hanno due realtà.
La Zero Waste Italy, costituita nel maggio 2009,  ha il compito primario di raccordare le iniziative Zero Waste italiane con le reti europee e mondiali di questo movimento-progetto; la Rete Italiana Rifiuti Zero si occupa, invece, dell’applicazione dei 10 passi verso rifiuti zero definiti nella Carta Internazionale di Napoli della Zero Waste International Alliance.

Acquistare cibo sfuso è una scelta che va proprio in questa direzione e che porta dei benefici non solo al pianeta, contribuendo alla riduzione dei rifiuti come le microplastiche in mare, ma anche ai consumatori.
Scegliere cibo sfuso, infatti, aiuta per la riduzione della plastica, per risparmiare nel packaging e per avere meno sprechi.

Certo, una vita a rifiuti zero non è facile da raggiungere, forse è impossibile, ma sicuramente pensare ad opzioni più sostenibili ed alternative come l’eliminazione del packaging monouso possono essere già dei passi avanti per la riduzione dei rifiuti.
E dalla pasta ai cereali, passando per carne, pesce, salumi, formaggi, fino ad arrivare anche a verdura e frutta preconfezionata: la cucina è uno degli ambiti in cui si generano più rifiuti.

Inoltre, i vantaggi di comprare prodotti sfusi sono molteplici. Il risparmio economico, ad esempio: lo sfuso, infatti, può avere un costo minore rispetto ad un prodotto confezionato a parità di qualità, anche se ciò può non sembrare vero a causa della maggiore qualità dei prodotti sfusi (spesso biologici), quindi venduti ad un prezzo maggiore.
Va considerato, però, il doppio risparmio, perché non solo si ha un abbattimento del costo della confezione, ma si ha anche la possibilità di acquistare la quantità desiderata dal cliente, senza imporre per forza una grammatura stabilita appunto dalla confezione. Un altro vantaggio è sicuramente di natura ambientale: il riuso nel tempo degli imballaggi, invece che trasformarli nel giro di poco in rifiuti

Ci sono poi altri aspetti vantaggiosi anche se non legati direttamente all’acquisto del prodotto sfuso. Quando si frequentano realtà come le botteghe o i piccoli negozi di sfuso, la verità è che si respira anche un’aria diversa. I rapporti tra le persone tendono ad essere più umani e si possono scoprire prodotti a noi sconosciuti, insoliti ed alternativi grazie anche allo scambio di conoscenza tra il cliente e il venditore.

Per approfondire meglio il mondo dello sfuso, abbiamo fatto delle domande ad alcune realtà censite sulla app Mercato Circolare che offrono prodotti alla spina.
Negli ultimi anni, secondo loro, l’attenzione all’impatto ambientale derivante dalla produzione superflua e inutile di imballaggi è cresciuta.
Le persone che acquistano sfuso, infatti, sono aumentate, soprattutto giovani, con un’attenzione particolare anche ad altri aspetti socio-ambientali come la produzione di prossimità, l’economia circolare e l’economia solidale.

Vediamo ora alcune delle realtà che potete trovare sulla app Mercato Circolare che si basano su questi valori. 

Sfuso per natura, è un negozio nato a Ferrara che vende prodotti sfusi, senza imballo, nella quantità desiderata, senza sprechi di cibo, di soldi e di confezioni di plastica. I prodotti provengono da agricoltura naturale, a filiera corta o coltivati in Italia.
Da Sfuso per Natura è possibile trovare quindi sia alimenti che prodotti per la cura della persona e della casa. 
Inoltre, seguendo la stagionalità del frutto, da ottobre ad aprile, è possibile acquistare gli avocado italiani, naturali e coltivati sotto le pendici dell’Etna nell’assoluto rispetto dell’ambiente.
Per ridurre al minimo gli imballaggi, ciascuno può portare da casa i propri barattoli di vetro, contenitori e vaschette o utilizzare i sacchetti di carta riciclata disponibili all’interno del negozio.

Un’altra delle realtà che è possibile trovare sulla nostra app è Verdessenza eco bottega, un emporio del consumo critico nato a Torino nel 2012. All’interno della bottega si possono trovare prodotti locali (a filiera corta e controllata), prodotti sfusi (senza inutili e dannosi imballi di plastica), prodotti biologici e certificati con marchi ambientali (dall’Ecolabel Europeo a FSC) e prodotti etici, provenienti da progetti di economia carceraria, dalle zone terremotate, dal circuito del commercio equo e solidale e da Libera Terra, cresciuti sulle terre confiscate alle mafie.
Molte delle referenze vengono proposte attraverso il modello dei GAS: i Gruppi di Acquisto Solidale di Verdessenza permettono ai clienti di acquistare su ordinazione prodotti d’eccellenza a filiera corta e controllata con prezzi speciali perché scontati del 15%.
Oltre agli alimentari vengono proposti prodotti di cosmesi naturale, detersivi alla spina con tensioattivi di origine vegetale e vuoto a rendere sulle taniche, carta certificata Ecolabel europeo 100% riciclata, impianti sottolavello per la micro-filtrazione dell’acqua del rubinetto, parquet in bambù certificati FSC, e Equotube, i pacchetti vacanze in strutture ambientalmente sostenibili.

Uno dei cesti di Verdessenza Ecobottega

Ancora, La Formica Econegozio è un negozio di prodotti ecologici, biologici e naturali per il quotidiano, nato nel 2009 a Genova. Tra i prodotti alimentari, molti di questi sono certificati biologico e biodinamico.
Ci sono poi anche prodotti derivati da beni confiscati alla mafia e prodotti del commercio equo e solidale. Dal 2014 infatti, grazie ad una collaborazione con Altromercato, è nato un Punto Equo all’interno della Formica. Si trovano poi i prodotti sfusi, provenienti da filiera biologica, etica, naturale e se possibile, fatti con ingredienti locali. 
La Formica Econegozio propone anche prodotti per i bambini: vestitini in lana e cotone biologico, pannolini lavabili, giochi con materiali naturali. Nell’arco dell’anno vengono organizzati anche incontri di approfondimento, degustazioni e serate di informazione; tra i servizi proposti, la consegna a domicilio con l’utilizzo di una bici cargo.

Infine, La Bottega Giù al Nord, a Matera, offre prodotti, sia alimentari che artigianali, provenienti dal circuito del Commercio Equo e Solidale, dalle realtà del territorio, della giustizia sociale (lotta alle mafie e reinserimento sociale), dell’agricoltura biologica e biodinamica, del riciclo-riuso-risparmio, preferendo inoltre, laddove possibile, prodotti sfusi e alla spina. Nasce come cooperativa sociale volta a promuovere prodotti e servizi legati alle economie sostenibili, mirando a mettere in luce tutti i Sud del Mondo, compreso il Sud Italia, in cui i soci fondatori hanno deciso di investire le proprie energie; da qui la scelta del nome.
La cooperativa porta avanti due percorsi strettamente connessi fra loro, quello commerciale e quello informativo-comunicativo, non di minore importanza sono infatti, lo sviluppo e la promozione di attività (laboratori, incontri, eventi culturali) organizzate con l’obiettivo di coinvolgere tutti coloro che condividono gli stessi valori di cooperazione, sostenibilità, equità e solidarietà della cooperativa. I prodotti sono anche acquistabili sul sito.

Navigando sulla app Mercato Circolare puoi trovarne molti altri e cercare quello più vicino a te. E se il tuo preferito non è ancora censito segnalacelo a info@mercatocircolare.it, saremo felici di aggiungerlo!

La puntata di Spuntini Circolari dedicata al tema dello Sfuso

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Buccia d’uva, carcere e tradizione. Quando la cosmesi sa generare valore dallo scarto https://www.mercatocircolare.it/cosmetica-circolare/ Sat, 14 Nov 2020 20:36:35 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1100 La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati […]

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La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.
Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati con quello dei prodotti cosmetici importati, il primo eccede di molto il secondo.
Questo significa, come ha dichiarato Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, commentando le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia che “nel panorama manifatturiero l’industria cosmetica italiana esercita un forte richiamo sui mercati internazionali collocandosi al terzo posto dopo dopo vino e moda per i valori del saldo commerciale”.

Sempre secondo i dati del Centro Studi di Cosmetica Italia,  il 2019 ha visto un incremento del fatturato globale del settore cosmetico del 2,3%, con un valore complessivo di 11,9 miliardi di euro. Sono sempre di più, dunque, le persone che danno maggior attenzione alla cura del loro corpo. Ma questo incremento di consumo cosa comporta per l’ambiente in cui viviamo? E come si applicano concetti di cui sentiamo sempre più parlare come naturale, sostenibilità, eco-friendly, impatto del packaging, al mondo della cosmesi?

Una parte dell’industria della cosmetica sta acquisendo una nuova sensibilità rispetto ai valori della sostenibilità e dell’ambiente ponendo attenzione su tutto il ciclo produttivo, dalla formula del prodotto, al packaging, alla distribuzione. 
Infatti il Centro studi di Cosmetica Italia riporta che nel 2019 l’attenzione verso acquisti di cosmetici a connotazione naturale è cresciuta (+1,4% dei consumi degli italiani).

Nella produzione di un prodotto cosmetico sostenibile si devono prendere in considerazione più aspetti. In primis l’approvvigionamento delle risorse, il rispetto della comunità da cui si acquistano le materie prime e lo smaltimento delle stesse.
Uno dei passaggi fondamentali è proprio il processo produttivo e la formula con cui arrivare alla realizzazione del prodotto finale. Si tratta di ottenere un prodotto che sia al tempo stesso performante, sicuro per il consumatore e non inquinante per l’ambiente. In quest’ottica diverse realtà produttive stanno riscoprendo l’importanza degli ingredienti naturali, del recupero dei materiali di scarto, soprattutto agroalimentari, e della valorizzazione dei residui di lavorazione.
Non meno importante dal punto di vista della sostenibilità ambientale è la scelta del packaging del prodotto. Per definizione quando si parla di packaging si ha a che fare con un prodotto usa e getta. Per questo motivo è importante andare verso soluzioni innovative che puntano ad utilizzare materiale riciclato o riciclabile o meglio ancora a soluzioni a vuoto a rendere.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. Oggi approfondiamo due realtà che hanno fatto proprio il principio circolare del generare valore dallo scarto.

L’associazione Innuva, come dice il nome stesso Innovation through Winery by-Products, pone al centro della propria innovazione l’uva e i sottoprodotti della filiera vitivinicola.
L’obiettivo di Innuva è la creazione di una rete di imprese ed enti di ricerca accomunati dall’interesse per lo sfruttamento delle proprietà delle molecole derivanti dagli scarti della lavorazione dell’uva. Nella buccia, infatti, sono presenti polifenoli, antiossidanti naturali, dalle molteplici virtù. Il loro impiego spazia dal biomedicale al farmaceutico, dal nutraceutico all’alimentare fino al tessile e addirittura al settore delle energie rinnovabili, in quanto molecole coloranti e fotosensibili.

Poliphenolia: cosmetici dagli scarti vitivinicoli

Dall’associazione è nata poi Poliphenolia srl, che dagli scarti vitivinicoli produce cosmetici anti-invecchiamento utilizzando i polifenoli estratti da bucce e semi di uva al termine del processo di vinificazione.
L’azienda collabora a stretto contatto con coltivatori del Piemonte e produttori di vino, analizzando poi l’uva per misurare qualità e quantità delle molecole presenti. 

Poliphenolia non funge da centro di raccolta del sottoprodotto agricolo ma lavora direttamente con alcuni fornitori specifici, selezionati accuratamente, con cui realizza i suoi progetti. Ogni volta che intende sviluppare un prodotto con un nuovo vitigno, valuta prima se questo è disponibile nelle aziende agricole già sue fornitrici. Se non è presente allora amplia la rete con l’inserimento di nuovi produttori vinicoli.
Per quanto riguarda la raccolta degli scarti, partecipano anche agriturismi che, fornendo gli scarti dai loro vigneti, ne traggono anche un guadagno in termini di immagine. 

I prodotti anti-invecchiamento, Vita e Origine, sono stati creati, ad esempio, utilizzando gli scarti di vinificazione del Barbera e del Grignolino di alcuni vigneti presenti nelle Langhe-Roero e nel Monferrato.
Poliphenolia produce, quindi, a marchio proprio. Attraverso il progetto “I territori della bellezza”, invece, ha stimolato la nascita di due nuovi brand: Glerage (già in vendita) e CORE (data di uscita prevista Natale).

L’obiettivo è quello di essere circolare non solo negli ingredienti dei prodotti ma anche nel contorno. Per questo motivo, Poliphenolia ha iniziato a produrre parte delle brochure con carta Favini, che sostituisce il 15% di cellulosa con scarti di vinacce.
Inoltre, ha iniziato un processo di sperimentazione con un partner Italiano per lo sviluppo di packaging in bioplastiche che permetta di garantire la sicurezza e la durabilità del prodotto. Il sogno è di arrivare a un packaging non semplicemente riciclabile ma compostabile, prodotto da scarti e che non lasci traccia nell’ambiente.

Rio Tera’ dei Pensieri: inclusione sociale e sostenibilità ambientale

Come ha mostrato Zygmunt Bauman in “Vite di scarto” (2003), non sono solo gli oggetti e i materiali ad essere considerati come scarti dalla nostra società.  Un altro modo di generare valore dallo scarto può essere allora quello dell’inclusione sociale, caro al mondo delle cooperative sociali come Rio Tera’ dei Pensieri, che sceglie per missione di coniugare inclusione sociale e sostenibilità ambientale.
Si tratta di una cooperativa sociale nata a Venezia per promuovere attività di formazione e lavoro all’interno delle carceri veneziane che realizza artigianalmente prodotti di bellezza di alta qualità, ispirati all’antica tradizione degli speziali veneziani e arricchiti dagli estratti naturali provenienti direttamente dall’orto, attivo nel cortile del carcere.

La cosmetica naturale quindi può non più essere solo una tendenza ma una realtà dove bellezza e benessere del corpo e dei luoghi convivono in armonia.

Al tema della cosmesi circolare abbiamo dedicato anche la prima puntata del nostro nuovo format sui social: Spuntini Circolari

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Etichettatura ambientale del packaging https://www.mercatocircolare.it/etichettatura-ambientale-del-packaging/ Wed, 04 Nov 2020 10:22:12 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1084 Cosa sono le etichette ambientali? Come scelgo che prodotto acquistare? Dal 26 Settembre 2020 l’etichettatura ambientale del packaging è divenuta obbligatoria (D.Lgs n. 116/2020) grazie […]

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Cosa sono le etichette ambientali? Come scelgo che prodotto acquistare?

Dal 26 Settembre 2020 l’etichettatura ambientale del packaging è divenuta obbligatoria (D.Lgs n. 116/2020) grazie alla modifica al comma 5 dell’art. 219 del Codice dell’Ambiente, in tema di “Criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio”.

Tale modifica impone che tutti gli imballaggi siano opportunamente etichettati, secondo le modalità stabilite dalle norme UNI applicabili, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulla destinazione finale degli imballaggi. Diventa obbligatoria anche l’identificazione del materiale di composizione dell’imballaggio sulla base della Decisione 97/129/CE.

Le etichette ambientali apportano benefici sia alle aziende che ai consumatori, offrendo loro tutta una serie di opportunità.
Per questi ultimi possono essere una guida attendibile per l’acquisto dei prodotti, indirizzandoli verso un comportamento più ecologico e sostenibile.
Per le aziende, invece, le etichette possono essere uno strumento di vantaggio competitivo visto che sono sempre di più i consumatori che prendono in considerazione le performance ambientali di un prodotto prima di acquistarlo. Produrre secondo standard ecologici potrebbe quindi avere anche un ritorno commerciale.

Per un’etichettatura corretta secondo il CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, si dovrebbero avere delle informazioni minime necessarie ovvero:

  • di che imballaggio si sta parlando;
  • di che tipo di materiale è fatto l’imballaggio (codifica alfanumerica o simbologia);
  • esplicitazione della famiglia del materiale per esteso;
  • indicazione sul fatto che debba essere conferito in raccolta differenziata o indifferenziata
  • invito a verificare sempre le disposizioni del Comune di appartenenza. 

A seguire, ulteriori informazioni che possono essere inserite nell’etichetta e quindi i marchi delle caratteristiche ambientali, le asserzioni autodichiarate, il ciclo di Mobius, e informazioni ulteriori per una corretta raccolta differenziata.

Per non sbagliare nell’etichettatura, CONAI ha creato anche un nuovo strumento online per il supporto alla costruzione dell’etichetta ambientale degli imballaggi, pensato per aiutare le aziende ad adottare in piena autonomia un’etichetta corretta, coerente con i riferimenti normativi e legislativi, e completa di tutte le informazioni utili al consumatore.
È stato illustrato durante il seminario “Etichettatura ambientale del packaging – Istruzioni per l’uso” da parte del Presidente Luca Ruini. Il suo nome è: E-tichetta!

L’Istituto Italiano Imballaggio ha invece creato la Carta Etica del Packaging che stabilisce una serie di linee guida e ribadisce come tutte le persone siano soggetti implicati in un sistema di progettazione, produzione, utilizzo, consumo e riuso dell’imballaggio, sottolineando l’importanza di porre al centro il consumatore.
La Carta vede coinvolti esperti del settore e tutti gli attori che scelgono di aderire al progetto. I sostenitori si impegnano a operare in coerenza con i dieci punti della Carta, a darne opportuna diffusione e proporre iniziative per promuoverne i contenuti.

I dieci punti della Carta Etica sostengono che l’imballaggio debba essere responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo, sostenibile.  Non solo sostenibile, quindi, ma anche etico.

Di seguito alcuni esempi di casi aziendali illustrati durante il seminario “Etichettatura ambientale del packaging – Istruzioni per l’uso” per chiarire meglio di cosa si parla:

Il caso Coop. Coop è una delle prime aziende che ha iniziato ad usare un’etichettatura completa. Dal 2007 usano un’icona smaltimento per aiutare il consumatore nella raccolta differenziata. Coop cerca di dare indicazioni sui componenti più difficili da capire. Inoltre nel 2019 hanno iniziato a dichiarare la percentuale di plastica riciclata che veniva usata nelle bottiglie.

Henkel Italia. Uno degli aspetti più importanti su cui fanno attenzione è quello relativo allo smaltimento dei flaconi. Hanno introdotto un nuovo sistema per la separazione dello sleeve pack dal flacone per un nuovo modo di procedere allo smaltimento.

Qui il video del seminario:

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