generare valore dallo scarto Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/generare-valore-dallo-scarto/ l'economia che gira bene Wed, 11 May 2022 14:18:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.4 https://www.mercatocircolare.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-Temp_IconaLogoMC2020_bluDark-32x32.png generare valore dallo scarto Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/generare-valore-dallo-scarto/ 32 32 RICONDIVISE: Indumenti che si rimettono in gioco https://www.mercatocircolare.it/ricondivise-indumenti-che-si-rimettono-in-gioco/ Sun, 11 Jul 2021 10:55:13 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=2789 Da divise da lavoro dismesse e destinate alla discarica a nuovi capi d’abbigliamento.La differenza sta tutta nello sguardo! 𝗥𝗜𝗖𝗢𝗡𝗗𝗜𝗩𝗜𝗦𝗘 è un progetto, che abbiamo sviluppato […]

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Da divise da lavoro dismesse e destinate alla discarica a nuovi capi d’abbigliamento.
La differenza sta tutta nello sguardo!

𝗥𝗜𝗖𝗢𝗡𝗗𝗜𝗩𝗜𝗦𝗘 è un progetto, che abbiamo sviluppato insieme a Sassi e alle Scuole tecniche San Carlo, per recuperare e dare valore, alle vecchie divise da lavoro di Microdyn-Nadir Oltremare, realtà della community di Mercato Circolare che si è trovata a dover cambiare le divise dei suoi dipendenti.

Ne è nata una sfida creativa lanciata alle studentesse e agli studenti delle Scuole Tecniche San Carlo, che hanno risposto con entusiasmo proponendo numerosi concept per la rinascita delle vecchie divise. Ecco i primi prototipi, un outfit da tennis e un cappottino per cani, pronti per essere realizzati.

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Rigenerare e trasformare scarti tessili, il futuro della moda sostenibile https://www.mercatocircolare.it/moda-sostenibile/ Sat, 05 Dec 2020 10:48:54 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1248 Quante volte aprendo l’armadio abbiamo trovato un capo d’abbigliamento che non mettiamo da anni o che abbiamo messo una sola volta e ci siamo chiesti perché […]

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Quante volte aprendo l’armadio abbiamo trovato un capo d’abbigliamento che non mettiamo da anni o che abbiamo messo una sola volta e ci siamo chiesti perché lo abbiamo acquistato? O lo teniamo nel cassetto sperando di trovare un’occasione per riusarlo. oppure ci rassegniamo e decidiamo di eliminarlo dal nostro guardaroba. E qui si pone il problema: come ci liberiamo degli abiti usati?

Una prima soluzione potrebbe essere rivenderli o donarli: negli ultimi anni sta aumentando l’interesse per gli abiti di seconda mano, ma non sempre i nostri cari e vecchi abiti (a volte troppo rovinati) possono essere riutilizzati. Come facciamo in questi casi? Non ci resta che la discarica?

Il settore abbigliamento contribuisce per 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno alle emissioni globali di gas serra e ad incidere sono tutte le fasi che costituiscono la filiera. Le produzioni tessili sono infatti spesso caratterizzate da processi notevolmente impattanti per l’ambiente in termini di consumo di risorse naturali, energia elettrica e acqua, processi di tintura, stampa e finissaggio, ma anche legati allo smaltimento del fine vita tessile.

In Italia, negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti riguardo al riutilizzo e al riciclo dei capi tessili. Tramite i cassonetti per la raccolta abiti che si possono trovare in tutte le città italiane, secondo il rapporto Unicircular sui rifiuti tessili urbani in Italia,  il 68% degli abiti viene recuperato e riutilizzato, il 29% viene riciclato e il 3% smaltito nella raccolta indifferenziata.

Il settore abbigliamento sta implementando nuovi modelli di business e tecnologie per ridurre al minimo il consumo di risorse e l’impatto negativo sull’ambiente. In questo contesto, sempre più realtà fanno proprio uno dei principi dell’economia circolare: generare valore dallo scarto, dando nuova vita a materiali destinati alla discarica.

A dire il vero, l’innovazione riprende in mano le antiche tradizioni locali, come la tecnica pratese della rigenerazione dei cenci. Qui, gli scarti tessili, dopo un’accurata cernita e divisione in base a colori e materiali, vengono sfilacciati, mentre le nuove fibre stratificate e filate mantenendo la colorazione originale.

A riprendere questo tipo di lavorazione, ad esempio, è il progetto Rilana dell’azienda LOFOIO condotta da una famiglia di artigiani in collaborazione con i cencaioli di Prato. Insieme realizzano accessori invernali in maglieria: scaldacolli, sciarpe, cappelli e guanti, tutti realizzati utilizzando filati di lane e cashmere rigenerati. Le lane non più vergini, ma che presentano le stesse caratteristiche delle lane di qualità, diventano un’altra volta materia prima, anziché rifiuto.

Lana rigenerata da Lofoio a Prato

Sempre nel distretto pratese nasce nel 2017 Rifò, un progetto imprenditoriale a sfondo sociale con lo scopo di promuovere un consumo più responsabile e sostenibile, specialmente nel settore abbigliamento. Qui, i vecchi maglioni di cashmere vengono trinciati e trasformati in un nuovo filato e riconfezionati in un nuovo maglione o cappello, il tutto in un raggio di pochi chilometri per accorciare la filiera. Il processo permette di riciclare scarti tessili e risparmiare risorse limitate come l’acqua. È presente anche il servizio di ritiro di capi usati per poteri riparare, riusare e riciclare da parte dell’azienda.

Il team di Rifò

Infine, troviamo Atelier Riforma, un’impresa al femminile torinese che raccoglie abiti usati sia da privati che da enti, restituisce loro nuova vita attraverso la lavorazione sartoriale e li rivende. Atelier Riforma coinvolge molti professionisti del territorio, come giovani sarte, designer, un brand di ricamo a mano, una magliaia, sartorie sociali, ma anche gli studenti di due istituti di moda.

I capi usati vengono ritirati gratuitamente a casa e il percorso di ogni capo donato viene tracciato attraverso un sistema di codici, che permette a chi ha donato di sapere esattamente dove è andato a finire il proprio capo. Con questo sistema, l’acquirente può apprezzare il lavoro sartoriale effettuato sul capo ed essere informato su quali benefici ha portato il suo acquisto all’ambiente.

Lavorazione sartoriale Atelier Riforma
Generare valore dallo scarto, nel campo dell’abbigliamento, è anche il tema di questa puntata di Spuntini Circolari

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Buccia d’uva, carcere e tradizione. Quando la cosmesi sa generare valore dallo scarto https://www.mercatocircolare.it/cosmetica-circolare/ Sat, 14 Nov 2020 20:36:35 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1100 La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati […]

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La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy.
Se confrontiamo, infatti, il volume del fatturato dei prodotti cosmetici prodotti in Italia ed esportati con quello dei prodotti cosmetici importati, il primo eccede di molto il secondo.
Questo significa, come ha dichiarato Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, commentando le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia che “nel panorama manifatturiero l’industria cosmetica italiana esercita un forte richiamo sui mercati internazionali collocandosi al terzo posto dopo dopo vino e moda per i valori del saldo commerciale”.

Sempre secondo i dati del Centro Studi di Cosmetica Italia,  il 2019 ha visto un incremento del fatturato globale del settore cosmetico del 2,3%, con un valore complessivo di 11,9 miliardi di euro. Sono sempre di più, dunque, le persone che danno maggior attenzione alla cura del loro corpo. Ma questo incremento di consumo cosa comporta per l’ambiente in cui viviamo? E come si applicano concetti di cui sentiamo sempre più parlare come naturale, sostenibilità, eco-friendly, impatto del packaging, al mondo della cosmesi?

Una parte dell’industria della cosmetica sta acquisendo una nuova sensibilità rispetto ai valori della sostenibilità e dell’ambiente ponendo attenzione su tutto il ciclo produttivo, dalla formula del prodotto, al packaging, alla distribuzione. 
Infatti il Centro studi di Cosmetica Italia riporta che nel 2019 l’attenzione verso acquisti di cosmetici a connotazione naturale è cresciuta (+1,4% dei consumi degli italiani).

Nella produzione di un prodotto cosmetico sostenibile si devono prendere in considerazione più aspetti. In primis l’approvvigionamento delle risorse, il rispetto della comunità da cui si acquistano le materie prime e lo smaltimento delle stesse.
Uno dei passaggi fondamentali è proprio il processo produttivo e la formula con cui arrivare alla realizzazione del prodotto finale. Si tratta di ottenere un prodotto che sia al tempo stesso performante, sicuro per il consumatore e non inquinante per l’ambiente. In quest’ottica diverse realtà produttive stanno riscoprendo l’importanza degli ingredienti naturali, del recupero dei materiali di scarto, soprattutto agroalimentari, e della valorizzazione dei residui di lavorazione.
Non meno importante dal punto di vista della sostenibilità ambientale è la scelta del packaging del prodotto. Per definizione quando si parla di packaging si ha a che fare con un prodotto usa e getta. Per questo motivo è importante andare verso soluzioni innovative che puntano ad utilizzare materiale riciclato o riciclabile o meglio ancora a soluzioni a vuoto a rendere.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. Oggi approfondiamo due realtà che hanno fatto proprio il principio circolare del generare valore dallo scarto.

L’associazione Innuva, come dice il nome stesso Innovation through Winery by-Products, pone al centro della propria innovazione l’uva e i sottoprodotti della filiera vitivinicola.
L’obiettivo di Innuva è la creazione di una rete di imprese ed enti di ricerca accomunati dall’interesse per lo sfruttamento delle proprietà delle molecole derivanti dagli scarti della lavorazione dell’uva. Nella buccia, infatti, sono presenti polifenoli, antiossidanti naturali, dalle molteplici virtù. Il loro impiego spazia dal biomedicale al farmaceutico, dal nutraceutico all’alimentare fino al tessile e addirittura al settore delle energie rinnovabili, in quanto molecole coloranti e fotosensibili.

Poliphenolia: cosmetici dagli scarti vitivinicoli

Dall’associazione è nata poi Poliphenolia srl, che dagli scarti vitivinicoli produce cosmetici anti-invecchiamento utilizzando i polifenoli estratti da bucce e semi di uva al termine del processo di vinificazione.
L’azienda collabora a stretto contatto con coltivatori del Piemonte e produttori di vino, analizzando poi l’uva per misurare qualità e quantità delle molecole presenti. 

Poliphenolia non funge da centro di raccolta del sottoprodotto agricolo ma lavora direttamente con alcuni fornitori specifici, selezionati accuratamente, con cui realizza i suoi progetti. Ogni volta che intende sviluppare un prodotto con un nuovo vitigno, valuta prima se questo è disponibile nelle aziende agricole già sue fornitrici. Se non è presente allora amplia la rete con l’inserimento di nuovi produttori vinicoli.
Per quanto riguarda la raccolta degli scarti, partecipano anche agriturismi che, fornendo gli scarti dai loro vigneti, ne traggono anche un guadagno in termini di immagine. 

I prodotti anti-invecchiamento, Vita e Origine, sono stati creati, ad esempio, utilizzando gli scarti di vinificazione del Barbera e del Grignolino di alcuni vigneti presenti nelle Langhe-Roero e nel Monferrato.
Poliphenolia produce, quindi, a marchio proprio. Attraverso il progetto “I territori della bellezza”, invece, ha stimolato la nascita di due nuovi brand: Glerage (già in vendita) e CORE (data di uscita prevista Natale).

L’obiettivo è quello di essere circolare non solo negli ingredienti dei prodotti ma anche nel contorno. Per questo motivo, Poliphenolia ha iniziato a produrre parte delle brochure con carta Favini, che sostituisce il 15% di cellulosa con scarti di vinacce.
Inoltre, ha iniziato un processo di sperimentazione con un partner Italiano per lo sviluppo di packaging in bioplastiche che permetta di garantire la sicurezza e la durabilità del prodotto. Il sogno è di arrivare a un packaging non semplicemente riciclabile ma compostabile, prodotto da scarti e che non lasci traccia nell’ambiente.

Rio Tera’ dei Pensieri: inclusione sociale e sostenibilità ambientale

Come ha mostrato Zygmunt Bauman in “Vite di scarto” (2003), non sono solo gli oggetti e i materiali ad essere considerati come scarti dalla nostra società.  Un altro modo di generare valore dallo scarto può essere allora quello dell’inclusione sociale, caro al mondo delle cooperative sociali come Rio Tera’ dei Pensieri, che sceglie per missione di coniugare inclusione sociale e sostenibilità ambientale.
Si tratta di una cooperativa sociale nata a Venezia per promuovere attività di formazione e lavoro all’interno delle carceri veneziane che realizza artigianalmente prodotti di bellezza di alta qualità, ispirati all’antica tradizione degli speziali veneziani e arricchiti dagli estratti naturali provenienti direttamente dall’orto, attivo nel cortile del carcere.

La cosmetica naturale quindi può non più essere solo una tendenza ma una realtà dove bellezza e benessere del corpo e dei luoghi convivono in armonia.

Al tema della cosmesi circolare abbiamo dedicato anche la prima puntata del nostro nuovo format sui social: Spuntini Circolari

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