recupero Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/recupero/ l'economia che gira bene Wed, 11 May 2022 14:18:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.4 https://www.mercatocircolare.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-Temp_IconaLogoMC2020_bluDark-32x32.png recupero Archives - Mercato Circolare https://www.mercatocircolare.it/tag/recupero/ 32 32 RICONDIVISE: Indumenti che si rimettono in gioco https://www.mercatocircolare.it/ricondivise-indumenti-che-si-rimettono-in-gioco/ Sun, 11 Jul 2021 10:55:13 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=2789 Da divise da lavoro dismesse e destinate alla discarica a nuovi capi d’abbigliamento.La differenza sta tutta nello sguardo! 𝗥𝗜𝗖𝗢𝗡𝗗𝗜𝗩𝗜𝗦𝗘 è un progetto, che abbiamo sviluppato […]

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Da divise da lavoro dismesse e destinate alla discarica a nuovi capi d’abbigliamento.
La differenza sta tutta nello sguardo!

𝗥𝗜𝗖𝗢𝗡𝗗𝗜𝗩𝗜𝗦𝗘 è un progetto, che abbiamo sviluppato insieme a Sassi e alle Scuole tecniche San Carlo, per recuperare e dare valore, alle vecchie divise da lavoro di Microdyn-Nadir Oltremare, realtà della community di Mercato Circolare che si è trovata a dover cambiare le divise dei suoi dipendenti.

Ne è nata una sfida creativa lanciata alle studentesse e agli studenti delle Scuole Tecniche San Carlo, che hanno risposto con entusiasmo proponendo numerosi concept per la rinascita delle vecchie divise. Ecco i primi prototipi, un outfit da tennis e un cappottino per cani, pronti per essere realizzati.

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Lotta allo spreco. Dalla distribuzione, alla vendita, al consumo finale. Parte seconda https://www.mercatocircolare.it/lotta-allo-spreco-dalla-distribuzione-alla-vendita-al-consumo-finale-parte-seconda/ Sat, 30 Jan 2021 09:51:15 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1398 L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel suo report Making Better Policies for Food Systems, prevede che i sistemi alimentari forniranno cibo […]

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L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel suo report Making Better Policies for Food Systems, prevede che i sistemi alimentari forniranno cibo ad una popolazione mondiale che crescerà fino a quasi 10 miliardi entro la metà del secolo. Questo porterà i sistemi alimentari ad una situazione di stress perché non solo questi dipendono fortemente dall’ambiente, ma esercitano anche pressioni importanti su di esso, come ad esempio: emissioni di gas serra , un uso elevato  di  acqua e di suolo.

Lo stesso report mostra anche che circa 2 miliardi di persone attualmente nel mondo non hanno accesso regolare a cibo sufficiente, sicuro e nutriente ed un numero ancora maggiore è in sovrappeso o a rischio di obesità.  È necessario quindi,  fare nuove scelte politiche per un cambiamento sostenibile che si fondino su tre valori fondamentali: la qualità della produzione, il valore nutritivo e i costi ambientali.

La relazione tra cibo e ambiente chiama in causa un altro tema importante che è quello dello spreco di cibo.

In Italia, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha stilato il rapporto Spreco Alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” dal quale emergono dati interessanti. Ad esempio, si nota che: “ad incrementi globali di fabbisogno (di cibo) seguono eccessi di prelievi, forniture, consumi e aumenti esponenziali dello spreco (32 volte superiori rispetto a quelli del fabbisogno)”. Questo accade negli attuali sistemi di produzione industriale dove il profitto economico sembra l’unica realtà di cui tenere conto.

Come abbiamo spiegato qui, a parità di risorse usate i sistemi agro-ecologici diversificati e di piccola scala sono più sostenibili nel medio-lungo periodo rispetto ai grandi sistemi agro-industriali. Infatti, secondo il rapporto dell’ISPRA, consumano in totale molte meno risorse, forniscono un valore nutrizionale superiore e producono da 2 a 4 volte meno sprechi. Bisogna ad ogni modo porre attenzione su come sono calcolati i livelli di spreco; infatti questi sono strettamente legati alla struttura di ogni sistema alimentare. Un conto è calcolare lo spreco a valle,  a partire  dalla eccedenza prodotta cercando che non diventi cibo sprecato, un conto è calcolarlo a monte considerando tutti i possibili sprechi che possono esserci nel processo produttivo. Perché un cambiamento sistemico sia efficace è necessario mettere in discussione tutto il processo produttivo e non soltanto l’ultima parte.

Per una riduzione degli sprechi più efficace,  infatti,  un impegno supplementare andrebbe rivolto alla prevenzione strutturale delle eccedenze, basandosi su una serie di interventi, che includono: la pianificazione di modelli alimentari e acquisti pubblici sostenibili, le politiche locali alimentari, l’educazione alimentare e la crescita della consapevolezza, il supporto a reti alimentari locali, solidali, di piccola scala ed ecologiche, la tutela dell’agricoltura contadina e dell’accesso alla terra, l’agro-ecologia e la tutela dell’agro-biodiversità, l’agricoltura sociale, urbana/peri-urbana e in aree interne, il contrasto agli illeciti, il sostegno alle attività di ricerca, le iniziative istituzionali, la cittadinanza attiva. 

A questo proposito, in Italia, nel settembre 2016 è entrata in vigore la legge Gadda che persegue la finalità di riduzione dello spreco di cibo lungo tutta la catena della produzione e della distribuzione, semplificando la struttura normativa e favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza. 

Infine, i dati dell’annuale rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher, realizzato da SWG e da Last Minute Market, ci mostrano come lo spreco domestico sia il più pesante, infatti rappresenta i quattro quinti del totale; anche la distribuzione ha comunque  il suo peso che ammonta a 220mila tonnellate di cibo gettato l’anno, pari a 18,7 chili di cibo per metro quadrato di superficie di vendita.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema offrendo soluzioni rivolte ad imprese o enti. 

Equoevento Onlus è una organizzazione senza scopo di lucro, nata nel dicembre del 2014 a Roma dall’idea di quattro giovani professionisti che, rendendosi conto dell’enorme spreco di cibo durante gli eventi, hanno scelto di porvi rimedio recuperando e donando le eccedenze alimentari a enti caritatevoli, case famiglia, poveri e bisognosi. Si rivolge a privati ma anche a a imprese ed enti che fanno eventi, rinfreschi o catering. Attraverso la rete di volontari di Equoevento il cibo prodotto in eccesso negli eventi e non consumato, viene ritirato e donato ai meno fortunati. Sottraendo il cibo alla logica dello spreco si effettua un’azione di sostenibilità, perché da potenziale rifiuto il cibo in eccesso diventa importante risorsa, riducendo le emissioni di CO2 e aiutando chi ne ha bisogno.

Partendo dal Lazio, dove è nato, Equoevento ora opera anche in Lombardia, Torino, Lecce, Parigi e Madrid.

CIR Food, cooperativa italiana nata nel 1992, opera nella ristorazione collettiva e commerciale e incentiva azioni di educazione ambientale con l’obiettivo di educare gli utenti a minor spreco di cibo. Infatti, in molte realtà che gestisce ha promosso la sottoscrizione di protocolli di intesa con comuni, privati, Asl e associazioni al fine di recuperare le eccedenze alimentari e donarle ad enti caritatevoli.

In molte scuole poi, per educare i bambini a recuperare il cibo anziché buttarlo, ha introdotto il progetto “Aiutaci a ridurre lo spreco”: ai bambini viene dato un sacchettino di cotone biologico da usare per portare a casa cibo non deperibile non consumato a scuola, per esempio frutta e pane.

L’idea di Last Minute Market è di trasformare lo spreco in risorsa. Last Minute Market è un’iniziativa sociale nata nel 1998 per affiancare le aziende della Grande Distribuzione Organizzata nel recupero delle eccedenze alimentari. Ogni anno, infatti, vengono smaltite 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari consumabili, pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di euro. Il progetto, della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna e coordinato dal Professore Andrea Segré, ha l’obiettivo di quantificare gli sprechi commestibili legati alla grande distribuzione del settore alimentare per promuoverne un riutilizzo all’interno dei circuiti della solidarietà.

Oggi, gli ambiti di azione si sono ampliati ad altre tipologie di beni non alimentari, ad esempio i farmaci. Last Minute Market promuove un’azione di sviluppo locale sostenibile, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale. Infatti, permette non solo di sopperire alle necessità materiali di determinate fasce di cittadini, ma assume anche un’interessante valenza educativa nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica alle problematiche dello spreco incentivando il consumo consapevole. Dal 2019 Last Minute Market si è trasformata in impresa sociale.

Abbiamo approfondito il tema della lotta allo spreco alimentare nel b2b anche con il nostro format Spuntini Circolari

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Lotta allo spreco alimentare. Dalla distribuzione, alla vendita, al consumo finale. https://www.mercatocircolare.it/spreco-alimentare/ Sat, 23 Jan 2021 14:33:14 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1373 Un terzo di tutti i prodotti alimentari a livello mondiale viene perso o sprecato ogni anno lungo l’intera filiera. Stiamo parlando di circa 1,3 milioni […]

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Un terzo di tutti i prodotti alimentari a livello mondiale viene perso o sprecato ogni anno lungo l’intera filiera. Stiamo parlando di circa 1,3 milioni di tonnellate edibili per un valore di 2.600 miliardi di dollari, secondo le stime della Fao.

Per questo è sempre più urgente una “lotta” allo spreco alimentare che tenga conto anche della necessità di salvaguardare le risorse idriche, ittiche e forestali e del suolo;  si tratta, infatti, di un problema non “solo” di cibo, ma di tutto il processo produttivo.  Una priorità globale, inserita anche tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede, entro il 2030, “di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto” (obiettivo 12.3).  

Un dato interessante è che, restringendo il discorso allo spreco pre-consumo, il livello massimo si attesta al 40% per quanto riguarda i sistemi agroindustriali, mentre per le filiere corte, biologiche e locali non supera il 5% (Ispra).

Le possibili strategie di resilienza per contrastare lo spreco alimentare sono molteplici: assegnare maggior valore sociale ed economico al cibo; favorire una produzione e un accesso equi al cibo, evitare eccessi commerciali e spettacolari. I fabbisogni totali e le eccedenze vanno ridotti, la produzione ecologica e autosufficiente va sostenuta e aumentata, invertendo il consumo di suolo agricolo/naturale, sostenendo reti alimentari alternative, aggregando comunità resilienti, riducendo i prodotti animali, iper-processati, grassi insalubri, sali, zuccheri, contenendo i legami con i sistemi finanziari e il commercio internazionale, favorendo esempi di bioeconomia (quasi) circolare che evitino il cosiddetto ‘paradosso di Jevons (simultanei aumenti di efficienza e di risorse totali consumate).

 
 LO SPRECO ALIMENTARE IN ITALIA
 

Ad oggi, l’Italia si trova al settimo posto all’interno del Food Sustainability Index, l’indice che analizza la sostenibilità alimentare secondo tre “pilastri”: nutrizione, agricoltura sostenibile e spreco alimentare.

Guardando nel dettaglio ai dati italiani, secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, sia i consumatori che la grande distribuzione sono sempre più attenti allo spreco di cibo, fenomeno che vale ogni anno più di 15 miliardi di euro, ovvero lo 0,88% del Pil.

 Più di un italiano su due, si legge nel report, ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometro zero dal campo alla tavola con prodotti freschi che durano di più.

Una tendenza confermata anche da un’indagine di Altroconsumo sottolinea come il 56% degli italiani ritenga che potrebbe ridurre i propri sprechi alimentari se ci fossero più opportunità di comprare alimenti sfusi e che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe cambiata per fare chiarezza, dato che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema. Eccone alcune:

LE ASSOCIAZIONI

Disco Soupe Firenze, una zuppa contro lo spreco, ad esempio, nasce nel 2017 grazie alle associazioni SenzaSpreco e dis.forme, prendendo ispirazione dal movimento internazionale che nasce invece a Parigi nel 2012, sempre con l’intento di sensibilizzare le persone alla problematica dello spreco alimentare.

Il progetto Disco Soupe, infatti, invita chiunque a organizzare riunioni collettive in cui si cucina solo ed esclusivamente con frutta e verdura di scarto, ossia con quei prodotti che non si comprano o non si vendono perché non esteticamente perfetti anche se qualitativamente buoni, in un’atmosfera di festa dove la musica è protagonista. Ogni volta il processo è simile; vengono raccolti gli alimenti invenduti e donati dai negozianti dell’area attorno all’evento (verdura, frutta e pane).

Insieme ai partecipanti viene scelto il menù, vengono cucinate le diverse ricette e viene allestito il pranzo, offerto gratuitamente a tutti gli avventori. Il progetto Disco Soupe, ad oggi, si è diffuso in venticinque paesi (tra cui l’Italia) in ben quattro continenti (Africa, America, Europa e Asia), in particolare grazie alla rete Slow Food Youth Network, voluta appunto da Slow Food.

Per scoprire quando sarà organizzata la prossima Disco Soupe Firenze basta seguire le pagine facebook SenzaSpreco e dis.forme o iscriversi al gruppo facebook DiscoSoupeFirenze.

L’associazione Recup, invece, è nata a Milano nel 2016, e combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, recuperando il cibo invenduto nei mercati rionali della città e mettendolo a disposizione delle persone che ne hanno bisogno.

Nata dal desiderio di Rebecca, che ha deciso di importare a Milano questa buona pratica, scoperta dopo aver vissuto per un periodo in Francia, si compone di una ventina di volontari presenti in sette mercati della città. A fine mercato recupera il cibo dai commercianti che liberamente decidono di donare i prodotti che altrimenti scarterebbero, li raggruppa in un punto di ritrovo all’interno dello stesso mercato, suddividendo i prodotti buoni da quelli effettivamente non più commestibili e li mette a disposizione gratuitamente per le persone.

E poi c’è il progetto fa bene nato a Torino nel 2013 da un’idea dell’Associazione Plug insieme alla Cooperativa Liberi Tutti  con l’obiettivo di raccogliere le eccedenze alimentari invendute e le donazioni spontanee degli acquirenti all’interno dei mercati rionali e di gestirne la redistribuzione a famiglie in difficoltà economica, in cambio di azioni di “restituzione” nella comunità locale .

LE APP

Sul fronte digitale troviamo, invece,  l’app MyFoody, nata a Milano nel 2015 per abbattere gli sprechi causati dall’eccedenza nella distribuzione. L’app raccoglie le segnalazioni dei supermercati che propongono a prezzi scontati i prodotti vicino alla data di scadenza o con difetti di nella confezione, tutti generi alimentari perfettamente commestibili che rischierebbero di finire in discarica.

Grazie a MyFoody, invece, possono essere acquistati dai consumatori e dagli esercizi commerciali oppure ritirati gratuitamente dagli enti non profit, perché donati.

Attualmente fanno parte della rete di MyFoody i supermercati di UniCoop Tirreno, Unes, U2 e Lidl.

Grande diffusione negli ultimi anni sta avendo anche  Toogoodtogo, app che consente di individuare nella propria zona bar, ristoranti, supermercati e attività commerciali alimentari che promuovono beni e prodotti in scadenza o in eccedenza.

Attraverso l’app ristoratori e commercianti di prodotti freschi possono proporre ogni giorno delle Magic Box con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata e che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. Ciascun commerciante ha la possibilità di indicare ogni giorno la quantità di Magic Box disponibili a seconda di quanto invenduto.

I consumatori possono trovare i locali aderenti ed acquistare pasti a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro. Per ritirarla basta recarsi al negozio nella fascia oraria specificata.

Le attività aderenti a questa iniziativa sono oltre 6.500, dislocate in tutta Italia, fra panettieri, alimentari, ristoranti, pasticcerie e supermercati.

ToGoodToGo organizza anche numerose iniziative, come “Save The Panettone”, attiva per tutto il mese di gennaio e fino al 3 febbraio. L’iniziativa permette agli utenti dell’app di trovare delle Magic Box speciali di pasticcerie, gastronomie, supermercati contenenti gli ultimi prodotti natalizi che necessitano di essere salvati.

 
Altre realtà le puoi trovare sull’app Mercato Circolare con il tag lotta allo spreco. E se ne conosci una che ancora non è censita segnalacela a info@mercatocircolare.it

Abbiamo parlato di lotta allo spreco alimentare anche in questa puntata di Spuntini Circolari

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Reinventare i tessuti e tessere nuove relazioni. Il mondo delle sartorie sociali https://www.mercatocircolare.it/sartorie-sociali/ Fri, 11 Dec 2020 14:33:39 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1269 Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona […]

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Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona volontà magari le mani ruvide delle nostre nonne che ci ricucivano qualsiasi cosa, dagli stracci, ai vestiti strappati dopo una caduta al bottone perso per la strada…. 

Le sartorie sociali, invece, sono vere e proprie sartorie che, accanto alla classica attività sartoriale, offrono un’opportunità di occupazione grazie all’inserimento di soggetti socialmente vulnerabili e svantaggiati. Queste realtà permettono quindi di apprendere un mestiere attraverso la trasformazione degli scarti in risorse, dando nuova vita e benefici, ai tessuti, agli abiti dismessi, scarti di produzione  e alle persone coinvolte.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. 

Gelso è una piccola sartoria al femminile nata in centro a Torino alla fine degli anni Novanta grazie ad un gruppo di volontarie, presso l’Istituto delle Rosine. Il laboratorio sartoriale, finalizzato all’inserimento lavorativo, si caratterizza fin dalle origini per la produzione artigianale di qualità.

L’attività si struttura progressivamente in forma di impresa cooperativa sociale in grado di offrire servizi che spaziano dalle riparazioni sartoriali alla confezione di capi in conto terzi, fino alla creazione di una collezione propria.
Dal 2015 la sartoria è entrata a far parte della cooperativa sociale Patchanka e nell’autunno 2017 ha avviato un laboratorio all’interno della sezione femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino con l’obiettivo di offrire formazione e impiego a persone detenute.

La Sartoria Sociale  è un’impresa sociale multidimensionale, nata nel 2012 dalla cooperativa Sociale Al Revés, per offrire un servizio di presa in carico delle persone così dette svantaggiate e favorire l’inclusione socio-lavorativa e socio-relazionale di persone svantaggiate.

Il progetto coinvolge persone di varie etnie nella trasformazione e recupero di abbigliamento usato, favorendo percorsi di empowerment e di educazione al lavoro. Il messaggio che si vuole veicolare è quello di una nuova possibilità di vita per il capo e per la persona : in Sartoria Sociale gli scarti tessili diventano risorse e gli incontri si trasformano in relazioni.

Con lo slogan #SiamoTuttiExDiQualcosa la Sartoria vuole valorizzare le provenienze di ognuno e proporsi come un luogo “altro” di accoglienza di storie, narrazioni ed esperienze.

Il laboratorio di Palermo è uno shop (fisico e online) dove si eseguono riparazioni sartoriali, si producono abiti e accessori, si lavora conto terzi, si organizzano attività e incontri, corsi di cucito e bricolage rivolti a singoli, a gruppi e alle scuole.

Grazie alla collaborazione con i servizi sociali del settore privato e pubblico, propone anche percorsi di autoimprenditorialità per creare una piattaforma reale di scambio e collaborazione tra persone di ambienti e problematiche totalmente diverse.

Con la nascita del Pagliarelli Lab, nel 2013, un ramo produttivo della Sartoria prende vita nella sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo: qui le detenute vengono formate e avviate alla manifattura tessile, con l’obiettivo della risocializzazione e del reinserimento professionale.

Ancora, La Capulana è un laboratorio socio-sartoriale, a cura di due donne, nato per finanziare il progetto di accoglienza della Fraternità Parola e Vita, un’associazione di promozione sociale di Piombino.

Con i coloratissimi tessuti del Mozambico si creano gli akunandzilo (letteralmente senza fuoco), sacche in tessuto di puro cotone per cucinare in modo naturale risparmiando energia. Un metodo di cottura naturale impiegato in Sud Africa, queste sacche sono capaci di mantenere il calore e dunque permettere al cibo, che è stato portato precedentemente ad ebollizione, di continuare la cottura nonostante sia stata rimossa la fonte di calore. Con la stoffa che avanza, vengono creati accessori, soprattutto per bambini, come le fasce porta bebè. Da Febbraio 2020, il laboratorio socio-sartoriale La Capulana è anche Bottega sFusa, Biologica e a Km0.

Infine, il progetto Tèssere nasce in provincia di Ogliastra nel 2014 grazie all’impegno delle cooperative sociali Schema Libero e Aquilone in sinergia con una società di progettazione ambientale, un’associazione interculturale, la Caritas Diocesana e le amministrazioni locali. Il progetto prevede la raccolta e il riutilizzo del tessile non più utilizzato (tovaglie, lenzuola, tende, canovacci, vestiti etc.).

La passione, l’impegno e la creatività di un gruppo di donne, danno vita ad una serie di manufatti come tappeti, coperte, accessori e abbigliamento, utilizzando una tecnica tradizionale “de sa trama ‘e manta”. La lavorazione avviene così: i tessuti sono tagliati a strisce, le quali vengono arrotolate e costituiscono la trama nel telaio, che unita all’ordito di lana o cotone, da vita ad arazzi, tappeti, borse e molto altro.

Tèssere, pone infatti l’attenzione all’essere, alla persona e alla sua dignità, dignità che nasce anche dal lavoro, proprio per questo vengono offerti anche percorsi di reinserimento lavorativo per soggetti in situazione di difficoltà. La cooperativa offre servizio di sartoria e lavanderia, oltre ad organizzare corsi di ricamo e cucito.

Le sartorie sociali sono dunque un luogo dove esprimere la propria creatività, con competenza e professione, creando insieme nuovi progetti e speranze grazie alla condivisione e alla cooperazione tra le persone.

La Fondazione Progetto Legalità Onlus, ha realizzato una piattaforma per mappare e diffondere il lavoro delle sartorie sociali che promuovono inclusione ed economia circolare. Uno strumento a disposizione di tutti i progetti che si occupano di inclusione sociale e cura della persona attraverso il cucito e il riciclo tessile.

Abbiamo parlato di Sartorie sociali anche a Spuntini Circolari

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