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Tante volte abbiamo sentito parlare di biologico, lo leggiamo sulle etichette di frutta e verdura, della carne, dei cosmetici e perfino dei tessuti, ma siamo sicuri di sapere cosa significa?

Biologico significa prodotto solo attraverso sostanze e processi naturali, escludendo sostanze di sintesi chimica.

Un concetto che si è affermato soprattutto nel campo dell’agricoltura, dove è sempre più diffuso.
L’agricoltura biologica, infatti, contrapposta a quella industriale, propone un modello di coltivazione e allevamento che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.

A livello comunitario l’agricoltura biologica è disciplinata dai regolamenti CE n. 834/2007 e CE n. 889/2008. Il primo, che stabilisce le norme sulla produzione biologica valide per tutta l’Unione Europea, la definisce come “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.

Il biologico, oltre a vietare l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM), ricorre a pratiche tradizionali, essenzialmente preventive, selezionando specie locali resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione adeguate. I contadini biologici riprendono la tecnica della rotazione del terreno, utilizzano la piantumazione di alberi o siepi che ospitano insetti e microrganismi che fungono da antiparassitari naturali ed effettuano il controllo sul letame che non deve provenire da animali allevati con steroidi o altre sostanze non derivanti dalla natura.

Infine, tra gli obiettivi che si prefigge il movimento biologico non vi è soltanto la salute del consumatore di prodotti ortofrutticoli, ma anche quella dell’operatore agricolo che lavora nei terreni coltivati e che nell’agricoltura convenzionale è sempre a stretto contatto con prodotti chimici dannosi.

In Italia, il settore biologico è in crescita e in salute, come dimostrano i dati elaborati dal SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Mipaaf (Ministero Risorse Agricole Alimentari E Forestali) relativi all’anno 2019: rispetto al 2010, infatti, il numero degli operatori è cresciuto del 69%, mentre gli ettari di superficie biologica coltivata sono aumentati del 79%.

Per aiutare i consumatori a individuare più facilmente i prodotti biologici e gli agricoltori a commercializzarli, dal 2010 è nato il logo biologico, che fornisce un’identità visiva coerente ai prodotti biologici venduti nell’Unione Europea. Il logo europeo deve essere applicato ai prodotti certificati da un organismo autorizzato, chiusi, confezionati ed etichettati, con una percentuale di prodotto di origine agricola bio di almeno il 95%.

Il logo biologico identifica i prodotti alimentari, ma esistono realtà che si occupano di biologico anche in altri ambiti, come il tessile o la cosmetica.

Molte di queste realtà le puoi trovare sull’app di Mercato Circolare. Eccone alcune:

Ca’ Mariuccia è un agriturismo biologico nato nel 2016 ad Albugnano, sulle colline del Monferrato, in Piemonte. Qui troviamo una cascina, ristrutturata con materiali naturali e di recupero secondo i principi dell’autocostruzione, che offre un servizio ristorazione, ospitalità in b&b, una fattoria didattica e corsi di formazione. All’interno di Ca’ Mariuccia è presente anche uno spaccio alimentare, in cui è possibile acquistare una selezione di prodotti agricoli e alimentari, coltivati e trasformati in loco o provenienti da altre realtà della zona tracciabili, biologici e biodinamici, selezionati per prossimità ed etica produttiva.

Inoltre, dal giovedì al sabato è possibile acquistare i prodotti biologici, i vini e la gastronomia contadina di Ca’ Mariuccia presso il Mercato di Porta Palazzo a Torino.

Ci spostiamo in Campania, dove troviamo ‘O Grin, un punto di ristorazione e incontro in cui è possibile acquistare e consumare cibo biologico, etico, locale e vegetariano. ‘O Grin è nato a Napoli dall’esigenza di tre amici di creare qualcosa di coerente con la loro coscienza sociale e consapevolezza ambientale. Ogni giorno è possibile gustare piatti diversi, ricchi di semplici e colorati ingredienti biologici e locali. ‘O Grin non utilizza plastica, ma stoviglie in materiale biodegradabile e offre l’acqua del rubinetto, sottolineando così l’idea che l’acqua è un bene pubblico.

A Rimini invece è nato Bio’s Cafè, la prima caffetteria certificata biologica in Italia nata dal negozio bio Terra e Sole. Oggi Bio’s Cafè è una caffetteria, gelateria artigianale e punto di ristorazione veloce, tutto bio certificato. La giornata inizia con le colazioni, che prevedono brioches vegan di propria produzione, freschi estratti e panini per continuare con la pausa pranzo con un nuovo menù ogni mese, composto da insalate, piatti caldi e freddi, anche take away. Nel pomeriggio, oltre alla gelateria, un’ampia selezione di tè e tisane, cioccolate calde, piccola pasticceria, il tutto in un’atmosfera intima e rilassante. La materia prima proviene da produttori conosciuti e la filiera è interamente tracciata. La verdura, fresca, viene lavorata e cucinata con l’obiettivo di mantenerne quanto più possibile integre le qualità e i principi nutritivi. Oltre a Bio’s Cafè, da Terra e Sole sono nati anche Bio’s Kitchen (ristorazione) e Bio’s Merenderia (laboratorio produzione pasticceria e panificati bio e vegan).

Ma come dicevamo il concetto di biologico può essere applicato anche ad altri campi.
In provincia di Bergamo, ad esempio, troviamo il Linificio e Canapificio Nazionale, un’azienda nata nel 1873 che produce filati di lino e canapa per i settori dell’abbigliamento e dell’arredamento. Il Linificio e Canapificio Nazionale utilizza per i filati solo materie prime naturali e a basso impatto ambientale, come la canapa e il lino. Tra questi troviamo Bioflax, un filato di lino biologico controllato e certificato, proveniente da piante coltivate senza l’uso di sostanze chimiche. L’azienda fa parte di “Master of Linen”, una comunità tessile che assicura ai suoi membri la tracciabilità del lino europeo, dalla filatura alla tessitura. Il marchio Master of Linen, inoltre, garantisce che l’intera produzione sia sostenibile, senza sprechi e OGM free. Infine, il Linificio e Canapificio Nazionale ha aderito al “Progetto Tessile e Salute” finanziato dal Ministero della Salute per garantire al consumatore la sicurezza e la trasparenza del prodotto tessile ed è certificata Oeko-Tex Standard 100, GOTS per quanto riguarda la linea biologica ed utilizza solo energia 100% rinnovabile per la propria produzione.

Cerca biologico sull’app Mercato Circolare e scopri le altre realtà della nostra community che si occupano di biologico.

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Reinventare i tessuti e tessere nuove relazioni. Il mondo delle sartorie sociali https://www.mercatocircolare.it/sartorie-sociali/ Fri, 11 Dec 2020 14:33:39 +0000 https://www.mercatocircolare.it/?p=1269 Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona […]

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Parlare di sartorie sociali potrebbe  evocare l’immagine di  tessuti poveri, materiali logori che vengono recuperati e riadattati, un recupero fatto da mani piene di buona volontà magari le mani ruvide delle nostre nonne che ci ricucivano qualsiasi cosa, dagli stracci, ai vestiti strappati dopo una caduta al bottone perso per la strada…. 

Le sartorie sociali, invece, sono vere e proprie sartorie che, accanto alla classica attività sartoriale, offrono un’opportunità di occupazione grazie all’inserimento di soggetti socialmente vulnerabili e svantaggiati. Queste realtà permettono quindi di apprendere un mestiere attraverso la trasformazione degli scarti in risorse, dando nuova vita e benefici, ai tessuti, agli abiti dismessi, scarti di produzione  e alle persone coinvolte.

L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà e dei prodotti più interessanti che si basano su questi valori. 

Gelso è una piccola sartoria al femminile nata in centro a Torino alla fine degli anni Novanta grazie ad un gruppo di volontarie, presso l’Istituto delle Rosine. Il laboratorio sartoriale, finalizzato all’inserimento lavorativo, si caratterizza fin dalle origini per la produzione artigianale di qualità.

L’attività si struttura progressivamente in forma di impresa cooperativa sociale in grado di offrire servizi che spaziano dalle riparazioni sartoriali alla confezione di capi in conto terzi, fino alla creazione di una collezione propria.
Dal 2015 la sartoria è entrata a far parte della cooperativa sociale Patchanka e nell’autunno 2017 ha avviato un laboratorio all’interno della sezione femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino con l’obiettivo di offrire formazione e impiego a persone detenute.

La Sartoria Sociale  è un’impresa sociale multidimensionale, nata nel 2012 dalla cooperativa Sociale Al Revés, per offrire un servizio di presa in carico delle persone così dette svantaggiate e favorire l’inclusione socio-lavorativa e socio-relazionale di persone svantaggiate.

Il progetto coinvolge persone di varie etnie nella trasformazione e recupero di abbigliamento usato, favorendo percorsi di empowerment e di educazione al lavoro. Il messaggio che si vuole veicolare è quello di una nuova possibilità di vita per il capo e per la persona : in Sartoria Sociale gli scarti tessili diventano risorse e gli incontri si trasformano in relazioni.

Con lo slogan #SiamoTuttiExDiQualcosa la Sartoria vuole valorizzare le provenienze di ognuno e proporsi come un luogo “altro” di accoglienza di storie, narrazioni ed esperienze.

Il laboratorio di Palermo è uno shop (fisico e online) dove si eseguono riparazioni sartoriali, si producono abiti e accessori, si lavora conto terzi, si organizzano attività e incontri, corsi di cucito e bricolage rivolti a singoli, a gruppi e alle scuole.

Grazie alla collaborazione con i servizi sociali del settore privato e pubblico, propone anche percorsi di autoimprenditorialità per creare una piattaforma reale di scambio e collaborazione tra persone di ambienti e problematiche totalmente diverse.

Con la nascita del Pagliarelli Lab, nel 2013, un ramo produttivo della Sartoria prende vita nella sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo: qui le detenute vengono formate e avviate alla manifattura tessile, con l’obiettivo della risocializzazione e del reinserimento professionale.

Ancora, La Capulana è un laboratorio socio-sartoriale, a cura di due donne, nato per finanziare il progetto di accoglienza della Fraternità Parola e Vita, un’associazione di promozione sociale di Piombino.

Con i coloratissimi tessuti del Mozambico si creano gli akunandzilo (letteralmente senza fuoco), sacche in tessuto di puro cotone per cucinare in modo naturale risparmiando energia. Un metodo di cottura naturale impiegato in Sud Africa, queste sacche sono capaci di mantenere il calore e dunque permettere al cibo, che è stato portato precedentemente ad ebollizione, di continuare la cottura nonostante sia stata rimossa la fonte di calore. Con la stoffa che avanza, vengono creati accessori, soprattutto per bambini, come le fasce porta bebè. Da Febbraio 2020, il laboratorio socio-sartoriale La Capulana è anche Bottega sFusa, Biologica e a Km0.

Infine, il progetto Tèssere nasce in provincia di Ogliastra nel 2014 grazie all’impegno delle cooperative sociali Schema Libero e Aquilone in sinergia con una società di progettazione ambientale, un’associazione interculturale, la Caritas Diocesana e le amministrazioni locali. Il progetto prevede la raccolta e il riutilizzo del tessile non più utilizzato (tovaglie, lenzuola, tende, canovacci, vestiti etc.).

La passione, l’impegno e la creatività di un gruppo di donne, danno vita ad una serie di manufatti come tappeti, coperte, accessori e abbigliamento, utilizzando una tecnica tradizionale “de sa trama ‘e manta”. La lavorazione avviene così: i tessuti sono tagliati a strisce, le quali vengono arrotolate e costituiscono la trama nel telaio, che unita all’ordito di lana o cotone, da vita ad arazzi, tappeti, borse e molto altro.

Tèssere, pone infatti l’attenzione all’essere, alla persona e alla sua dignità, dignità che nasce anche dal lavoro, proprio per questo vengono offerti anche percorsi di reinserimento lavorativo per soggetti in situazione di difficoltà. La cooperativa offre servizio di sartoria e lavanderia, oltre ad organizzare corsi di ricamo e cucito.

Le sartorie sociali sono dunque un luogo dove esprimere la propria creatività, con competenza e professione, creando insieme nuovi progetti e speranze grazie alla condivisione e alla cooperazione tra le persone.

La Fondazione Progetto Legalità Onlus, ha realizzato una piattaforma per mappare e diffondere il lavoro delle sartorie sociali che promuovono inclusione ed economia circolare. Uno strumento a disposizione di tutti i progetti che si occupano di inclusione sociale e cura della persona attraverso il cucito e il riciclo tessile.

Abbiamo parlato di Sartorie sociali anche a Spuntini Circolari

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